Il Messaggero (A. Angeloni) – Da anello debole, ad anello di congiunzione. La doppia faccia di Lorenzo Pellegrini in questa tormentata stagione. Quando il capitano non c’era – e per tanti – era un bene, oggi non c’è e per molti è un problema (specie per De Rossi, con cui Lorenzo è tornato a splendere). La rinascita del capitano comincia proprio da quando Mou, andando via da Roma, gli ha lasciato nell’armadietto l’anello regalatogli dalla squadra per i suoi sessant’anni, accompagnandolo con un messaggio duro al Capitano da trasmettere alla squadra: “Quando diventerete uomini me lo ridarete”. La storia ha cominciato a correre in città e con uno striscione apparso a Trigoria, una parte dei tifosi della Roma, prese posizione: “Pellegrini, anello debole”.
Sembra passato un secolo, e invece appena poco più di due mesi. E Lorenzo, oggi? Senza di lui si è vista un’altra Roma, più piatta e soprattutto non vincente. Oggi possiamo dire che il capitano è tornato indispensabile come nel primo anno di Mourinho, quando ne voleva far giocare tre. Non sappiamo se saltare il Lecce per non rischiare un giallo che gli avrebbe evitato il derby sia stata una scelta felice, ma forse – risultato alla mano – no. Ma guardando l’aspetto positivo, possiamo anche affermare che avere la garanzia di vedere Pellegrini in campo contro la Lazio, è un qualcosa che rassicura il tecnico. Pellegrini, e prendiamo un altro aspetto positivo, in questa settimana ha avuto la possibilità di allenarsi per un solo obiettivo, la Lazio. Che la Roma non batte dal marzo di due anni fa. E proprio Lorenzo fu uno dei protagonisti di quel pomeriggio trionfale.