Un’altra stagione cominciata male, sotto il segno delle polemiche. Nel mirino, ancora una volta gli arbitri. Con i loro errori. Una spada di Damocle che pende sulla testa dei direttori di gara, soprattutto alla luce della passata stagione, contrassegnata da evidenti torti. Spada di Damocle rappresentata da un un esposto-denuncia presentato dall’avvocato Carlo Taormina alla procura di Roma che ancora non si è espressa. L’atto d’accusa di Taormina porta la data di fine campionato scorso. Nel carteggio non venivano fatte accuse specifiche, ma ci si limitava a presentare un dossier nel quale sono raccolte le numerose e clamorose sviste arbitraliche hanno caratterizzato la passata stagione.
«Non prendiamo nessuna posizione di accusa nei confronti di nessuno, ma di una esigenza di accertamento di come stanno le cose. Che non riguarda soltanto gli arbitri – ha precisato Taormina – ma l’intero mondo del calcio che, direttamente o indirettamente, può coinvolgere gli arbitri nella gestione delle singole partite e di conseguenzaanche dei campionati».
Ma quanto accaduto allo Juventus Stadium ha portato l’avvocato ad alzare nuovamente la voce. «Abbiamo superato ogni limite, da molto tempo. Parlano tanto di violenza negli stadi, ma dopo i tre gol irregolari bianconeri ci sarebbe davvero da prendere il mitra. Ci vuole una reazione forte, uno sciopero, magari la Roma che lasciasse il campionato anche se questo non accadrà mai. Bisognerebbe lasciare i campionati e farli fare da soli alla Juventus per non spendere più soldi ed emozioni. Quanto accaduto a Torino si chiama frode sportiva di quelle serie. Per questo, oltre al dossier già in mano alla mano alla procura, denuncio l’arbitro Rocchi perché voglio sapere dalla giustizia ordinaria se una situazione del genere sia intenzionale o meno».
Parole forti, pesanti che fanno presagire che non sarà una stagione facile per gli arbitri che avranno a che fare con una denuncia penale dalla quale debbono difendersi.
Ma intanto vediamo i punti salienti sui quali si basa l’indagine avviata dai pm romani su imput del battagliero legale (romanista) Carlo Taormina.
1) Di fronte al dilagare degli illeciti sportivi – si legge nell’esposto – la disciplina dell’ordinamento interno del calcio «è stata ritenuta non tanto inadeguata quanto non pertinente ed il legislatore penale è dovuto intervenire introducendo la nota fattispecie della frode sportiva attraverso la quale entrano in circolazione altre norme penali, prima fra tutte l’associazione per delinquere».
2) A livello istituzionale «è stato favorito un arroccamento della categoria arbitrale dietro sistematiche forme di impunità, di incontrollabilità, di spazi di potere inimmaginabili», giungendo ormai «ad una classe arbitrale che ha in mano ogni potere».
3) L’Aia (associazione degli arbitri) nulla fa di fronte a quelle «situazioni eclatanti, ricorrenti, destabilizzanti nei confronti di coloro che le mettono in atto, senza dimenticare che l’Aia è inquadrata nella Federazione Italiana Gioco Calcio» nella quale «sono presenti rappresentanze della Società».
4) Non c’è dubbio che errori possono verificarsi, «ma colpisce il fatto che alcune società o clubs risultino straordinariamente ricorrenti come beneficiario o danneggiato da quelle situazionioggettivamente impossibili ad essere viste in un modo piuttosto che in un altro, specialmente quando la posta in palio diviene particolarmente importante e decisiva».
5) Si tratta di un fenomeno – insiste Taormina – al quale certamente debbono essere riservati«ampi margini di comprensione giacchè la velocità del gioco come anche la collocazione degli arbitri e dei loro collaboratori possono determinare assenza o non compiuta visuale. Questa precisazione serva a puntualizzare che il presente esposto fa esplicito o implicito riferimento a quelle situazioni, dalle quali peraltro scaturisce al polemica più accesa, in cui è molto difficile ed anzi impossibile spiegarsi l’errore, come nei casi di assegnazione o non assegnazione di «rigori» in costanza di una posizione arbitrale che rende inconcepibile l’errore».
6) Negli anni – chiosa l’esposto – c’è stato anche «il rifiuto all’applicazione della tecnologia, la moviola in campo, attuata in tutte le altre discipline sportive, ma non nel calcio dove ce ne è maggiore necessità». Movimenti di opinione, impegno del giornalismo, denunzie provenienti da società, giocatori, allenatori, dirigenti «non hanno mai sortito effetto alcuno». Proprio recentemente posta per l’ennesima volta la questione in sede di organismi internazionali, «è stata assunta una decisione negativa ed a favore della concentrazione di ogni potere nelle mani arbitrali e dei poteri che ne sono mandati: la tecnologia è vietata nello sport del calcio. Tutto ciò non può non avere una spiegazione che è la radice per la quale con il presente esposto si intende interessare la magistratura ordinaria». Questi alcuni passi dell’esposto di Taormina.
Come finirà è difficile stabilirlo, ma il calcio che precipita negli uffici giudiziari è un precedente inquietante e un bruttissimo segnale.
Il Tempo – M. Ciccognani