Corriere della Sera (G. Piacentini) – Chiamatelo “Normal One”. In poco meno di due mesi Daniele De Rossi è riuscito nell’impresa di ridare entusiasmo e speranza alla Roma e a una piazza che li aveva persi. Lo ha fatto attraverso la semplicità, nei comportamenti e nelle dichiarazioni, prendendo la strada opposta rispetto al suo predecessore Mourinho, che non nomina mai ma con cui il paragone è quotidiano. Se Mou non perdeva occasione per ricordare al mondo quanto fosse vincente e richiesto altrove, De Rossi dopo la vittoria col Brighton con grande pudore ha sottolineato come non ci sia “niente di speciale in quello che faccio”.
La lista delle differenze è lunga: per Mourinho era impossibile fare un lavoro soddisfacente dal punto di vista atletico tra una partita e l’altra, mentre De Rossi sta chiedendo sacrifici a tutti per “farli andare forte in allenamento perché nel calcio di oggi se non corri non vai da nessuna parte”. Una serenità riscontrabile anche con un atteggiamento diverso in campo e in panchina, che ha portato a una diminuzione delle sanzioni e a una maggiore distensione dei rapporti nei confronti della classe arbitrale.