Il Tempo (F.M.Magliaro) – Un capitolo a parte merita il problema del rischio idrogeologico che tanta parte ha avuto nel dibattito politico sul progetto Stadio di Tor di Valle. In base alle “Fasce fluviali e zone a rischio” definite nel nuovo Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Tevere, il tratto di alveo del Fiume “ricade nella Fascia fluviale “AA”, di massimo deflusso della piena con tempo di ritorno (il tempo statistico che si calcola perché si verifichi la stessa tipologia di evento, ndr) pari a 50 anni, mentre sono evidenziate in riva sinistra le “aree soggette ad allagabilità del reticolo secondario”, nel caso in esame al Fosso di Vallerano”.
In sostanza, dalle carte emerge che da un lato il Tevere è in grado di assorbire senza problemi eventi di piena anche a carattere eccezionale – e, del resto, nella piena del 2012 non si registrarono esondazioni nell’area di Tor di Valle – mentre “l’unica importante criticità è determinata dal nodo di confluenza Tevere-Vallerano in corrispondenza del quale i livelli del Tevere producono inondazione indiretta per rigurgito” del lato sinistra del fosso di Vallerano. Per predisporre il progetto di messa in sicurezza idraulica dell’intera area, indicato in conferenza di servizi preliminare come l’unica prescrizione emanata dall’Autorità di Bacino del Tevere e accolta dal Comune con la richiesta di un intervento da 5 milioni di euro, i progettisti hanno analizzato “sia le piene frequenti con tempi di ritorno inferiore ai 50 anni che gli eventi calamitosi a bassa frequenza di accadimento quali la piena con tempo di ritorno di 200 anni”. L‘intervento per la messa in sicurezza dell’area si estende per circa 5 km, dalla confluenza con il Tevere fino alla Colombo. Lungo il Vallerano, partendo dalla via Ostiense, è presente una fogna (collettore) e un antico ponte romano. La soluzione adottata, secondo i progettisti, consente di evitare il “rigurgito” delle acque del Vallerano anche in presenza di una piena eccezionale (di quelle che capitano, statisticamente, ogni 200 anni). In sostanza, viene effettuato uno scavo (che sarà coperto con una pista ciclabile) sul lato sinistro del ponte che consente di aumentare il deflusso delle acque. Nelle altre aree del Fosso verranno effettuati interventi di innalzamento degli argini.
Altra parte dell’intervento riguarderà il Fosso di Acqua Acetosa, dalla confluenza nel Vallerano fino a monte della Colombo anche qui attraverso nuovi argini e, all’altezza del sottopasso di Via Carlo Levi, “sarà necessario impermeabilizzare il terreno del rilevato per evitare allagamenti del sottopasso stesso o sifonamenti“. Mentre a monte della Cristoforo Colombo l’arginatura continuerà solo l’argine di destra parallelamente a Via Carlo Levi per altri 400 metri. Tutti questi interventi costeranno un investimento di quasi 16 milioni di euro, oltre tre volte la cifra prevista dal Comune di Roma. Altro aspetto che ha fatto parlare molto a lungo i politici, è quello dello smaltimento delle acque piovane. Nel progetto, si prevede innanzitutto che le acque piovane che cadono su strade e parcheggi non siano scaricate nelle acque sotterranee e che, prima di essere “sversate” passino in apposite “vasche di raccolta” e siano poi trattate nel depuratore di Roma Sud. Quelle che cadono sulle aree verdi, invece, non presentano problemi. Per evitare l’impermeabilizzazione del suolo i parcheggi saranno drenanti e realizzati a “strati filtranti”.