Corriere dello Sport (L. Scalia) – Con i fatti, ma anche con le parole. Lorenzo Pellegrini è rinato sotto a la gestione Daniele De Rossi che ha puntato forte su di lui nell’era post Mourinho. Due partite, due gol, due vittorie e i complimenti di DDR in mondovisione: “Non potrei pensare ad un capitano migliore per come mi ha accolto. Al di là dell’amicizia, lui lega con i compagni e li aiuta. Fuori dalla Roma non scrivevo e non volevo fare il ficcanaso. Ho trovato un gruppo di uomini seri e in gamba che sono attaccati a questa maglia che amiamo tanto. Lorenzo è il degno capitano di questo gruppo”.

È un dato di fatto: Pellegrini sembra un altro giocatore da una manciata di settimane. Sulle sue qualità non ci sono mai stati dubbi, ma ha vissuto un periodo di crisi in questa stagione (forse la peggiore di sempre) a causa di infortuni a raffica, di qualche incomprensione interna e di rumors extracampo non dipesi dalla sua volontà che comunque portano via energie mentali. Il capitano è rinato, è l’anima della Roma del presente. Inoltre, sarà il punto di riferimento in futuro, il faro che De Rossi ha deciso di accendere per indirizzare da un’altra parte un’annata complessa, piena di stravolgimenti su più piani.

De Rossi ha un debole per Pellegrini da quando era un ragazzino. È stato il suo capitano nella notte magica contro il Barcellona che è valsa la semifinale di Champions League nel 2018. Mentre Daniele segnava un rigore pesantissimo con la fascia al braccio, Lorenzo era in panchina a godersi l’impresa. Non solo. Alberto De Rossi, ex tecnico della Primavera giallorossa e papà di Daniele, ha sempre creduto nelle qualità di Pellegrini. L’ha visto crescere, fare progressi e nel momento della verità, in tempi non sospetti, gli ha consegnato la fascia da capitano per disputare la Youth League, la Champions riservata ai ragazzini. Insomma, è anche una questione di famiglia. E di corsi e ricorsi storici.