Il Messaggero (S.Carina) – A differenza dei sei personaggi pirandelliani, Maicon, Castan e Iturbe non sono in cerca d’autore ma di semplice riscatto. Alle loro spalle storie diverse che hanno trovato nell’ultimo periodo un trait d’union che le unisce: la panchina. Novanta minuti in 9 gare stagionali per l’ex Corinthians, 154 per l’uomo del triplete interista e 164 per l’argentino. Pochi, troppo pochi per le loro aspettative e di chi aveva scommesso su di loro. Perché c’è un altro punto in comune che lega i tre calciatori: la decisione, in sede di mercato, di non acquisire altri elementi nei loro ruoli, vista la fiducia che si riponeva su di loro.
E così, nonostante Castan al debutto in campionato avesse palesato inevitabili difficoltà nel ritorno all’attività, Sabatini – al netto di Gyomber – ha deciso di prendere soltanto Ruediger che per caratteristiche tecniche (non è certo un difensore al quale si può chiedere di far partire l’azione da dietro) è più un sostituto di Manolas che di Leo. Discorso simile per Maicon: la grande scommessa tecnica stagionale, legata a Florenzi terzino (rimessa in discussione dopo le prove offerte da Alessandro nella ripresa di Borisov e col Palermo), è stata fatta perché dietro c’era la certezza legata al ritorno del brasiliano. E che dire di Iturbe? Ceduto al Genoa, la sua permanenza si presta a qualsiasi interpretazione. Chi ritiene sia avvenuta per meri motivi economici, altri per la paura che dietro al diritto di riscatto si nascondesse un club importante, altri ancora che ritengono ci sia stata per non correre il rischio di ammettere un errore, quello dell’estate precedente, di una campagna acquisti studiata intorno a un giocatore che poi ha fallito.
VOGLIA DI RIVINCITE – Ora tocca a loro riprendersi la Roma. I due brasiliani potrebbero farlo già contro l’Empoli. Per Castan sarebbe quasi la chiusura di un cerchio, iniziato 13 mesi fa proprio contro i toscani. Sabato, al netto del rientro a Verona, per Leo si prospetta un nuovo debutto, dove realmente inizierà ad essere giudicato senza sconti per le sue doti di calciatore. Nessuno ha voluto ammetterlo apertamente, ma il 22 agosto non avrebbe dovuto giocare. Quello che Maicon vorrebbe tornare a fare da sabato. Per lui è una storia diversa. C’è chi pensa che non giochi in virtù di un contratto in cui è previsto il rinnovo automatico se dovesse disputare il 70% delle gare stagionali. In realtà, come spesso capita quando si parla del brasiliano, c’è di mezzo una condizione fisica non al top.
Emblema la gara col Carpi, difficilissima da giudicare. Perché se si valuta Maicon-attaccante, il giudizio è buono: un assist per Digne e la conclusione respinta centralmente da Brkic che permette a Gervinho di siglare il provvisorio 3-0. Ma se si guarda al Maicon-terzino, comprendendo dunque la fase difensiva, è ampiamente insufficiente: provoca un rigore, il gol del Carpi arriva da un allungo di Gabriel Silva che lo supera in velocità e altri 2-3 pericoli giungono sempre dal suo lato. Per Iturbe invece l’involuzione continua. Nemmeno il voltafaccia al Genoa o il gol al Frosinone gli hanno restituito la serenità. Nelle gerarchie di Garcia è tornato all’ultimo posto. Nel suo caso le chiacchiere non contano. Ha solo un modo per far ricredere gli scettici: segnare. Altrimenti a gennaio potrebbe essere lui a chiedere la cessione. Stavolta senza ripensamenti.