Rescisso il cordone ombelicale con la città

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Il Messaggero (P.Mei) – Entri in uno store e non c’è ressa: quando chiedi una maglia ti guardano come una mosca bianca, il famoso marziano a Roma. Capisci che ti farebbero un monumento: di questi tempi ancòra? Se poi esci dal triangolo del cuore testaccino (anche se riguarda ragazzi di Porta Metronia, Ostia o Vitinia) e avanzi il nome che dall’estate si sognava, Dzeko, allora sì che devi sembrare proprio strano. Perché Roma sembra aver abbandonato la Roma, o viceversa, come accade quando un amore se non finisce del tutto è in pausa di riflessione. Finirà, poi? Roma riflette: è stato tagliato il cordone ombelicale, ma questo non significa la vita. Perfino la qualificazione in Champions è triste e grigia. Del resto Garcia aveva detto che “questo è un derby: non si gioca, si vince”. E non hanno fatto né l’una cosa né l’altra: finiamola col definire 24 tiri in porta quei 24 tentativi di buttarla dentro. Dentro dove? Non c’è nemmeno la felicità dello scampato pericolo grazie agli unici autorizzati ad usare le mani in campo, Szcezsny di qua e Ter Steigen lassù. Loro ne hanno date quattro, a questa Roma d’oggi così scombiccherata che c’è voglia di lasciarla al suo destino. C’è questo scollamento, ormai: nemmeno l’ironia trasteverina s’applica più a questa Roma americana. Senti dire nei bar e negli uffici che bisogna darsi una regolata: Roma non è Boston, che all’origine si chiamava Trimountains, tre colli; Roma ne ha quattro in più. E secoli in più. Una nuova generazione di romanisti sta crescendo: il tifo esodato era abituato alla Rometta, e dunque un secondo posto, una qualificazione erano assai, sennò “che sarà, sarà”, filosofia poco sportiva perché l’importante è vincere.

FRUSTRAZIONE RECIPROCA – Ma il tifo 2.0, che ha visto la Roma in alto, vorrebbe pur vincere. Se poi glielo promettono ma non mantengono… Roma è così: sarà sempre colpa dei giornali o delle radio che imperversano a tutte le ore, fenomeno unico al mondo? Non è complottismo spicciolo pensarlo e dirlo? La città romanista non sta con i fischi, non tutta, ma certamente tutta non sta con i fiaschi. Molta sta con quei tifosi che sono andati dai ragazzi a Trigoria: fosse quello il cuore nuovo, e vecchio, della Roma? “E’ frustrante stare senza pubblico” ha detto Pallotta. Al banco della frutta, nel grigiore di una giornata che doveva essere sportivamente felice e invece ha il mugugno dell’indifferenza e del tradimento, gli arriva una risposta: più frustrante è stare senza squadra. Questo limbo non sa d’Inferno né di Paradiso: per i romanisti sa di nulla. Ogm: oggetto geneticamente modificato, come certi pomodori sul banco.

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