Che fosse discreto era noto fin dai suoi trascorsi francesi. Poche parole, apparizioni pubbliche centellinate. Ma Rudi Garcia, a Roma, ha scoperto – o deciso di scoprire – tutta la sua riservatezza. E non ne ha fatto mistero neanche di fronte ai giornalisti che, in un caffè più intimo delle normali conferenze, gli chiedevano cosa non gli piacesse di ciò che ha trovato nella capitale: “Trigoria è come un groviera, piena di buchi. Se vado su internet mentre sono in campo leggo quello che sto facendo. Ma li chiuderemo tutti”.
Il manifesto di un’attitudine che ha stupito tanti, nel centro sportivo: quasi maniacale la sua attenzione per la riservatezza, per la difesa da occhiate indiscrete degli allenamenti della sua squadra. Appena arrivato gli hanno spiegato, in tanti, come a Roma si viva di “spifferi”, di notizie riportate da questo o quell’addetto ai lavori. Nulla di più lontano dai dogmi del tecnico di Nemours. Quasi una fobia, quella per il rischio fuga di notizie. In campo non teme nessuno, i nemici più pericolosi, per lui, sembrano quasi annidarsi tra le mura di casa, o appena fuori. Rudi è così: già nota la scelta di chiudere le serrande di ogni ufficio del centro tecnico che guardi verso il campo, per evitare occhi indiscreti. E ai bordi del terreno di gioco l’allenatore francese non vuole davvero nessuno. Esagerato, forse. O no? Se lo chiede anche chi lavora a Trigoria – compresi i giardinieri – cui è fortemente “sconsigliato” di calcare i vialetti che circondano i prati nelle ore in cui si trovano a sgambettarci Totti e compagni. E gli unici dirigenti autorizzati ad affacciarsi sul terreno di gioco sono i “fedelissimi” del tecnico, il d. s. Sabatini e il d. g. Baldissoni.
Persino i giovani della Primavera sono tenuti lontano, nel timore che i loro occhi curiosi di rubare una finta, un tocco di palla, un modo di calciare ai colleghi adulti, possano rivelarsi indiscreti. I baby giallorossi hanno i loro spogliatoi in fondo al centro sportivo e, abitualmente, raggiungevano il campo d’allenamento a piedi, passando per i viali che costeggiano i campi. A vedere quegli stormi di ragazzini intorno ai suoi campioni, Garcia ha storto il naso. Imponendo ai giovani di raggiungere il campo non attraversando il centro sportivo all’interno, ma passando addirittura da fuori, accompagnati da una mini corriera messa a loro disposizione per gli spostamenti “interni”. Persino il tecnico Alberto De Rossi, tra l’altro papà di Daniele, deve stare alle prescrizioni di Rudi. Un perfezionista ossessionato dalle spie: “Perché se gli avversari sanno quello che facciamo si può perdere una partita”.
La Repubblica.it – M. Pinci