Per vincere una partita di 25 minuti non servono ricette. Se non quella che Luis Enrique recita quasi come una preghiera nella conferenza stampa che apre il viaggio della Roma a Catania, per completare una partita iniziata addirittura il 14 gennaio: “Mi aspetto trenta minuti sempre all’attacco“. Basteranno? se lo augura l’asturiano, che a Catania insegue una vittoria capace di riportare la squadra giallorossa a 4 punti dal terzo posto dell’Udinese. Forse l’ultimo traghetto per continuare a sperare nella Champions League.
“30 MINUTI ALL’ATTACCO” – Anche per questo, forse, neanche di fronte ai limiti di un tempo mai così breve, il tecnico spagnolo della Roma deroga dalla propri filosofia. “Trenta minuti all’attacco – chiede – e se possibile nella metà campo avversaria. Perché 30 minuti sono tantissimi se facciamo le cose bene e pochissimi se facciamo male. Non farò una scelta dei giocatori in base alla durata della partita, non faremo nessuna cosa diversa dal solito. Loro nella partita sospesa erano stati bravi a sfruttare i nostri errori, ma questo sarà un esempio per noi“. La formula di una partita ripresa un mese dopo non piace a Luis, che però non cerca alibi: “Per me sarebbe stato un piacere rigiocarla tutta, ma in questa frazione voglio vedere la mia squadra fare tutto il possibile per vincerla“. Per riuscirci, il tecnico spagnolo dovrà fare la conta degli assenti. Oltre all’influenzato Kjaer e a Osvaldo che dovrebbe tornare a disposizione
dalla gara contro il Siena, mancheranno De Rossi e Totti, sostituiti nel corso del match sospeso e per questo inutilizzabili: Daniele resterà a Roma a curare la pubalgia (salterà anche la trasferta toscana per squalifica), ma felice di un rinnovo che gli ha restituito il sorriso. Non lo aveva mai perso, invece, Luis Enrique: “Mi aspettavo che Daniele firmasse come ho detto sempre perché avevo parlato con lui appena arrivato qui e avevo visto la sua mentalità e il suo pensiero“. soprattutto in campo: “Daniele è un calciatore di riferimento per noi, un giocatore di livello altissimo. Mi aspetto tantissimo da lui, ci sono giocatori che possono fare molto e lui è uno di questi“.
“NON SIAMO AL PARI DELLE GRANDI” – Da tutti, invece, Luis Enrique si aspetta un rendimento all’altezza da subito. Senza, però, farsi distrarre da altri obiettivi. Neanche da quel terzo posto che lo stesso De Rossi ha indicato come l’obiettivo della Roma per questa stagione, sognando già una Roma da scudetto fin dalla prossima. Un gioco a cui Luis non partecipa: “Io non ho obiettivi – sbuffa l’allenatore delle Asturie – il mio obiettivo è vincere domani e poi a Siena. Io non penso al prossimo anno, se saremo da scudetto. Mi interessa Catania. Chi guarda a cosa fare il prossimo anno, non vede cosa succede oggi. Alla fine della stagione vediamo se sarà stato un successo o se è stato un disastro“. Anche perché la concorrenza con le altre big, secondo il guru asturiano, non premia l’undici giallorosso: “Oggi non mi sento al pari delle grandi. Per esserlo hai bisogno di una regolarità che noi ancora non abbiamo. in una singola partita ci è stato superiore solo il Milan. ma siamo lontani da quelli che aspirano alla Champions League“. Un pensiero che però serve a tecnico e giocatori come stimolo: “Questo è un pensiero ottimista, sapere che non siamo stati regolari nella prima parte ma manca quasi tutto il girone di ritorno. E quello che vedo mi fa essere fiducioso“.
“DOBBIAMO CAMBIARE QUELLO CHE NON FACCIAMO BENE” – Proprio per fiducia Luis Enrique, proseguendo in una pratica già impiegata per i viaggi a Napoli, Torino e Cagliari, s’imbarcherà su un volo per la Sicilia soltanto domattina. Un volo su cui non potrà salire il nuovo arrivo Marquinho. Non certo un cruccio, per il tecnico: “Ha fatto solo un allenamento – spiega – ed è lontanissimo dal livello della squadra. Ma mi piace, è un mancino di qualità, che può saltare l’uomo. Viene da fuori, è una prova difficile per lui. Ma mi sembra che abbia qualità che possono aiutare la squadra“. L’unico volto nuovo nella sua Roma, quindi, dovrà attendere ancora. Non un caso forse: “L’unica cosa che dobbiamo cambiare è quello che non facciamo bene. Ma iniziamo a sapere quasi sempre cosa dobbiamo fare, poi un’altra cosa è farla bene“.
Repubblica.it – Matteo Pinci