Nessuno ci ha ancora spiegato se dire “Napoli colera” e “Vesuvio lavali tu” sono frasi da discriminazione (territoriale) e come tale vanno punite. Macché, tutti in questi giorni hanno detto la loro su un argomento così delicato ma nessuno ha contribuito a fare chiarezza. Lo farà, finalmente, il consiglio federale in settimana e cambierà la norma: non si può negarlo, è un passo indietro rispetto al 5 agosto scorso quando furono varate regole durissime e la discriminazione territoriale venne equiparata al razzismo (in alcuni casi, in molti caso lo è: inutile nascondersi) e fu anche stabilito che non valevano attenuanti, esimenti, annunci con gli altoparlanti o il pubblico perbene che si dissocia dagli idioti (molto raro). Giancarlo Abete non ha colpe: mica è un dittatore, se ha fissato quelle regole, approvate dal Coni, è perché le ha condivise con il suo “governo” (forse distratto dalla vacanze). Ora Abete verrà incontro ai club e ai tenti che gli chiedono buon senso e si stabilirà che in caso di discriminazione territoriale verrà chiuso solo il settore “responsabile” e non l’intero stadio (vedi caso San Siro), mentre per i cori razzisti valgono sempre recidive e aggravanti (ai prossimi buuu, quindi, il giudice chiude l’Olimpico di Roma e Lazio). Spiega il n.1 del calcio: “Si sta facendo una riflessione definendo un percorso che faccia sì che la recidiva non determini un danno per tutti quando le responsabilità sono di un numero limitato. La logica di questo percorso che stiamo attivando è volto a evitare gli effetti distorsivi di una norma che può recare un effetto di responsabilità oggettiva eccessivo rispetto ai soggetti che l’hanno evidenziata. Ma qualunque modifica non farà venire meno la discriminazione territoriale che rimarrà all’interno delle regole: sarebbe una sconfitta per il Paese confondere sfottò e goliardia con situazioni che sono al limite di una sanzione grave”.
Per quanto riguarda le porte chiuse di San Siro, ha spiegato Abete, “c’è stata una sospensione della sanzione deliberata dalla Corte di Giustizia federale e ora attendiamo le decisioni”. Verrà raccomandato inoltre agli 007 della Procura di stare molto attenti: i cori dovranno essere insistenti e fatti da numerose persone (quante?) e non da gruppuscoli di beceri. Dovranno distinguere fra gli sfottò e gli insulti: lo stesso ministro Delrio non ci ha detto se “Napoli colera” è uno sfottò, si è tenuto pure lui sul vago, ma ha promesso un tavolo di lavoro con Alfano, che ci sembra però abbia ben altri problemi di questi tempi.
La decisione della Corte di Giustizia federale è senza precedenti: non solo ha riaperto San Siro per Milan-Udinese del 19 ottobre, ma ha stabilito che bisogna valutare bene cosa è successo allo Juventus Stadium. Sconfessato quindi l’inviato di Stefano Palazzi che era a due metri da chi insultava Napoli e i napoletani. Ma ha davvero sentito bene? E’ proprio sicuro che fossero circa 200 come ha scritto nel rapporto? Li ha contati? Una brutta botta per Palazzi e i suoi. E il giudice sportivo, che ha aveva parlato di “sanzione minima” quando ha chiuso San Siro, come la prenderà adesso?
Demetrio Albertini parla di un “approfondimento necessario” da parte della Corte di giustizia: stimo il vicepresidente federale, grande giocatore del Milan e della Nazionale, ma non c’era nulla da approfondire. E’ tutto sin troppo chiaro. O ci si fida di quello che ha scritto l’ispettore della Procura oppure si fa un papocchio mai visto, proprio perché di mezzo c’è un grosso club (sarebbe successo lo stesso se fosse toccato al Sassuolo?) e Galliani ha strillato in tutte le sedi. Non una bella figura per il nostro calcio. Detto questo, anche con le norme rivedute e corrette, se la parola dietrofront non piace, ci saranno sempre curve chiuse perché i tifosi (non tutti per fortuna) minacciano rappresaglie per il turno del 20 ottobre. E perché in giro non c’è aria che finiscano i buu razzisti e gli insulti ai napoletani. Solo che non vedremo più stadi chiusi, che è un brutto vedere: ma solo curve chiuse. Non mi sembra ci sia una grande differenza.
Repubblica.it – F. Bianchi