Corriere dello Sport (R. Maida) – Coraggio, ora dipende solo da te. Da questa esortazione, ricevuta dai medici la settimana scorsa a margine dell’ultima risonanza magnetica, Renato Sanches può riprendere il percorso interrotto in un grigio primo tempo transnistriano, dopo uno scatto apparentemente innocuo. A Tiraspol si è fermato per la seconda volta in questo inizio stagione, sempre per problemi muscolari di poco conto che gli hanno impedito di allenarsi con continuità e sicurezza.

Si era capito proprio la sera dell’infortunio, il 21 settembre, che qualcosa non stesse funzionando. “Non riusciamo a capire cosa abbia Renato – disse Mourinho alla Sheriff Arena – non lo capiamo noi e non lo hanno capito neanche Bayern Monaco e Psg, quando lo avevano alle loro dipendenze“. Non c’era stata una forzatura. Non c’era stato niente di azzardato: “Aveva fatto un ottimo mo lavoro di prevenzione dopo i 45 minuti giocati contro l’Empoli. Avrebbe anzi voluto rimanere di più in campo ma per evitare rischi lo avevo sostituito. Sanches ha sempre piccole cose ma si ferma spesso”.

Renato Sanches è uno dei quei calciatori che percepiscono il pericolo dell’infortunio ancora prima di avvertire il sintomo. E poi, come in tutte le profezie autoavveranti, il dolore si manifesta davvero, suggerendo di interrompere l’attività nel ricordo dei tanti malanni del passato. Oggi il giocatore, “ossessione” dichiarata di Tiago Pinto, ha clinicamente risolto ogni problema. La contrattura che lo ha bloccato per quasi un mese, consigliandogli di rinunciare ad altre cinque partite, è un intoppo molto banale, come riscontrato dagli esami strumentali effettuali nella clinica Villa Stuart. Ora tocca allo staff tecnico decidere come gestirlo, già dalla partita contro il Monza. E naturalmente a lui capire quando è il momento di tornare nella mischia.