La Gazzetta dello Sport (A.Catapano) – La partita politica tra Regione e Comune va negli spogliatoi (è chiaro che ci sarà un secondo tempo), con un pareggio che accontenta entrambi, ma quel che più conta è il sostanziale (certo temporaneo) via libera allo Stadio della Roma.
PROSSIMO CAPITOLO – Martedì, mercoledì massimo, aprirà i battenti la Conferenza di servizi più annunciata della storia. Sempre che nelle prossime ore dal Campidoglio non arrivi un dietrofront che avrebbe davvero del clamoroso. Da quel momento, scatteranno i 180 giorni indicati dalla legge per liberare il dossier di Parnasi e Pallotta e rimandarlo al Comune perché il Consiglio deliberi la variante al piano regolatore, via libera definitivo. Ma è ancora presto per fare previsioni (e i precedenti del resto invitano tutti alla cautela), non a caso tra gli stessi proponenti ieri circolava prudenza. «Chiudiamo un capitolo, ne apriamo un altro». Una fase in cui gli elementi ancora poco convincenti del dossier saranno sviscerati e dovranno essere risolti. Altro discorso, non meno importante, sarà verificare che tutta l’opera, a cominciare dai circa 300 milioni di opere pubbliche a carico dei privati, sia finanziariamente coperta. Un tema molto delicato, che chiama in causa, le capacità attrattive non solo del progetto: pure la città col suo richiamo dovrà recitare una parte. E questo, forse, anche alla luce delle ultime vicende che si sono succedute, è il vero punto debole del dossier.
DIPLOMAZIE – Ma intanto, lo Stadio della Roma è al giro di boa. L’intesa raggiunta ieri tra Regione e Comune è una vittoria delle diplomazie e consente ad entrambi di poter dire che è stato l’altro/a a prendersi la responsabilità di sbloccare il dossier. «Gli uffici della Regione Lazio – recita la nota inviata ieri – hanno verificato l’assenza dell’esplicitazione da parte di Roma Capitale della conferma dell’interesse pubblico per il progetto per il nuovo stadio della Roma. Poiché il Comune, pur segnalando carenze nei documenti e negli elaborati, ha richiesto l’avvio della Conferenza dei servizi, la Regione Lazio invita l’Amministrazione capitolina ad esplicitare, entro il 6 settembre, un’eventuale mancanza d’interesse pubblico. In assenza di una formale espressione di contrarietà si procederà quindi alla convocazione della Conferenza dei Servizi per esaminare con tutti i soggetti competenti, in modo pubblico e trasparente, la documentazione pervenuta». Si riparte.
ANZI, NO? – All’ora di cena, fuori tempo massimo arriva l’intervento in tackle dell’assessore all’Urbanistica del Comune, Paolo Berdini, l’unico evidentemente ignaro dell’intesa strappata con Zingaretti. «Apprendo con stupore che la Regione chiede a mezzo stampa che l’Assemblea capitolina confermi o smentisca il parere sull’interesse pubblico già precedentemente deliberato. Se davvero questa è la volontà – ha detto l’assessore capitolino -, ce lo chieda formalmente e ci dia più di 24 ore». La risposta della Regione, per bocca di Michele Civita, assessore alla Mobilità e Politiche del territorio, cioè l’uomo che pensava di aver portato a casa anche l’ok di Berdini, è tranchant: «Il parere è tecnico–amministrativo e lo devono dare gli uffici, che infatti sono stati più volte sollecitati». Della serie, lo sanno anche i sassi.