Corriere della Sera (L. Valdiserri) – Mourinho voleva una squadra di “banditi”, soprattutto quando bisognava giocare lontano dall’Olimpico e dalla “torta della nonna”. Alla Roma, però, di fuorilegge ce ne sono pochi, come mostra un dato: i giallorossi non vincono in trasferta, nelle coppe europee, dall’11 aprile 2024. Vittoria “italiana”, però, perché ottenuta a San Siro, contro il Milan (1-0, gol di Mancini), nei quarti di finale di Europa League. Per un successo all’estero si deve andare ancora più indietro nel tempo: 2-1 ai moldavi dello Sheriff Tiraspol con autogol di Kiki e gol di Lukaku.
Così, nella conferenza stampa alla vigilia di Porto-Roma, andata del playoff di Europa League, quando chiedono a Svilar il perché della sua arrabbiatura in campo dopo la sconfitta a Como, Claudio Ranieri è categorico: “È giusto che uno si arrabbi (ma la parola era un’altra; ndr) e dica quello che deve dire. Ci si arrabbia, si sbatte per terra una bottiglietta. Magari i miei calciatori si arrabbiassero di più... Ne sarei contento, perché è tutto in funzione della gara. Perché perdiamo così spesso fuori casa? Forse perché troviamo squadre più forti di noi”.
L’Europa League è l’ultimo obiettivo rimasto, ma l’ostacolo è alto: “Il Porto ha qualità tecnica e un ottimo possesso palla, servirà una grande partita. Mi aspetto un’avversaria arrembante, sorretta dai suoi tifosi. Dobbiamo andare in campo con naturalezza e intensità. Vorrei una Roma che giochi fuori e in casa alla stessa maniera. Ci stiamo lavorando ma non ci siamo ancora riusciti. È importante per noi ritornare, passo dopo passo, al livello che compete alla Roma, alla società e ai giocatori. Siamo pronti, siamo in un buon momento, ci sono autostima, convinzione e determinazione. Ora dobbiamo mettere tutto in campo”.