Il Messaggero (S. Carina) – Una rivoluzione silenziosa, in pieno stile Friedkin. Se per il mercato bisognerà attendere la solita trafila “dell’uno entra soltanto se uno esce” anche a gennaio, a livello dirigenziale lo scacchiere si va lentamente completando. L’errore di affidarsi ad un dirigente come Lina Souloukou, professionista indiscutibile ma estranea alla realtà locale, poco incline al lavoro di gruppo e soprattutto a rapportarsi in loco con i referenti istituzionali, la decisione di affidarsi a interlocutori italiani.

Una volta iniziato a sistemare il campo, è stato il turno del Ceo. L’ha spuntata Antonello che ha vinto il testa a testa con Perrelli. Due figure diverse che hanno però in comune il fatto di non essere mai stati in prima linea sul campo. Ed è per questo motivo che i Friedkin non hanno mai capito l’interesse che riscuoteva a livello mediatico la nomina del nuovo amministratore delegato

Perché nel disegno che sembra aver preso come modello l’Inter, Antonello continuerà anche a Roma a fare… l’Antonello. Tradotto: si occuperà della parte finanziaria, di marketing, degli sponsor, della questione stadio, dei rapporti sia in Lega Calcio che nell’Eca (è dentro al board) dove rappresenterà l’Italia fino al 2027, sarà attivo negli aspetti commerciali e relativi allo sviluppo del brand e sarà fondamentale nel far quadrare i conti di un club ancora sotto il mirino del FPF.  Tuttavia per quello che riguarda le competenze tecniche, di campo e sul mercato le mansioni continueranno ad essere di Ranieri. Claudio diventerà quindi un simil Marotta.

Nel modello-Inter prefigurato manca l’Ausilio di turno. Oggi c’è Ghisolfi, la cui posizione – al di là delle rassicurazioni off record che arrivano dalla Roma – è sotto osservazione. A gennaio il francese si gioca molto: c’è una rosa da alleggerire degli errori commessi in estate. Il ds è partito con il piede giusto: Le Fée si è accasato al Sunderland ma non basta.