La Repubblica (M. Juric) – L’ultimo in ordine cronologico è Rasmus Højlund, venduto dall’Atalanta per 85 milioni di euro bonus compresi al Manchester United. La Premier League e il neonato mercato d’Arabia sta rendendo ricco il nostro campionato e sistemando i conti di tutti club italiani. Il Milan con Tonali si è spesata il mercato estivo, così come l’Inter con le cessioni di Onana e Brozovic.
La stessa Lazio con Milinkovic o il Napoli con Kim, Il Sassuolo con Frattesi e Traoré, la Fiorentina con Igor e Amrabat e addirittura l’Empoli con Vicario. Praticamente tutta la Serie A ha venduto calciatori incassando dai 20 milioni in su. Tranne la Roma, ferma alla cessione di Kluivert per 11 milioni al Bournemouth.
Questi i fatti, poi ci sono contingenze e strategie. Come quella messa in atto dal club giallorosso dal momento dell’insediamento dei Friedkin: “La Roma non svende i suoi gioielli sul mercato”. Un diktat seguito pedissequamente (e orgogliosamente) dal gm Pinto. I gioielli o asset hanno un loro valore reale e uno di mercato. Quando questo dato coincide o viene superato si avviano le contrattazioni. In caso di sbilanciamento in negativo, non si vende.
In questo panorama, lineare, se visto da un solo lato, c’è la variante chiamata contingenza. Che per la Roma si chiama ffp, risistemazione dei conti, plusvalenze, incassi. Tutte voci del bilancio utili a fare gli acquisti. E qui entra in scena il cortocircuito in cui la Roma sembra accartocciata da tempo: non vende se non al suo prezzo, ma non incassando non può comprare i calciatori. E intanto il tempo passa. Con Scamacca che aspetta novità, Renato Sanches che guarda i compagni del Psg dalla panchina e Morata osservatore madrileno dei messaggi social di José Mourinho.
Ma Ibanez vale almeno 30 milioni e offerte all’altezza non ce ne sono. Così come Karsdorp, che sotto ai 7 milioni non può essere venduto. E Spinazzola, bloccato da una valutazione datata Euro 2020. Gli stessi Bove e Zalewski, asset fondamentali ma eventualmente sacrificabili con un’offerta monstre. Ma vuoi per i valori di mercato alti, per il poco appeal dell’estero per i calciatori giallorossi. O più semplicemente per la poca elasticità nel valutare vantaggi e svantaggi di una trattativa in uscita, i calciatori la Roma non li vende. Una grande medaglia per chi pensa a non indebolire la rosa a disposizione. Un po’ meno orgogliosa la lettura per chi invece vorrebbe scegliere gli acquisti e non aspettare regalie in prestito o “mercatini” a parametro zero. La ragione di questa strategia la si avrà il 1 settembre, tra un mese esatto dalla fine del mercato.