La Repubblica (E.Sisti) – Dzeko è stata una risorsa tale che la fascia di capitano al braccio gli andava persino stretta, a tal punto da diventare un laccio emostatico. Lo spogliatoio non serve soltanto per spogliarsi. Serve anche per appiccicarsi al muro, per smettere di volersi bene e di stimarsi. Alla Roma è quasi una consuetidine vivere certi passaggi nell’oscurità. La gestione Pallotta ha acuito problemi che un presidente più presente e più tangibile avrebbe forse risolto con una chiacchierata. Di sicuro essere capitano della Roma, da qualche anno, è diventata una specie di colpa.
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Totti tormentato sino a farlo sentire di troppo. De Rossi costretto a scappare in Argentina, Florenzi obbligato a rimpiangere di aver simboleggiato qualcosa e di aver coinvolto persino sua nonna. Ora Dzeko. Tra lui e Fonseca le relazione hanno cominciato a guastarsi dopo Siviglia. A seguire è stato solo un vivere apparentemente di concordia. Sono due anni che la Roma sta cercando di vendere Dzeko e forse sono due anni che Dzeko sta provando a far capire a tutti che il suo orgoglio giallorosso si è fermato.