Il Tempo (E.Menghi) – Due mesi, tre anni, una vita. Non importa per quanto tempo si aspetti, il gol è una liberazione, un peso in meno sulla coscienza, un momento di svolta. Ma non sempre ne segue l’esultanza che ti aspetti, come la corsa sotto la Sud per la prima volta di Pellegrini o semplicemente un sorriso sul volto teso di Dzeko. Perché l’attesa e le critiche sono una minaccia che i protagonisti disinnescano con un gesto di stizza, piuttosto che con un pugno al cielo. Edin se l’è presa con la porta maledetta prima di vedere che la palla, dopo aver toccato l’interno del palo, era davvero entrata in rete e stavolta la sorte era stata benevola con lui.
La storia dei legni colpiti della Roma ha comunque scritto un nuovo capitolo con la traversa di Pellegrini nel finale, ma anche lui, Lorenzo, ha avuto la sua gioia e se l’è goduta per metà. Il primo gol con la maglia giallorossa per un romano e romanista cresciuto nel vivaio di Trigoria sarebbe stato più bello se fosse arrivato a cuor leggero. Invece il centrocampista che per Pallotta è il futuro del club, ma per Di Francesco «deve imparare a vivere serenamente quest’avventura» – e non aveva tutti i torti – la prima cosa che fa, pensa e dice dopo la rete è un «vaffa…» che sa di rivincita, dopo qualche prestazione sotto livello. Poi torna in sé e col dito indica la sua promessa sposa in tribuna. La dedica dopo la rabbia, la famiglia dopo l’altra famiglia che l’ha riaccolto quest’estate dopo la «gavetta» al Sassuolo. «Volevo tanto questo gol, segnare sotto la Sud – sottolinea Pellegrini – è sempre speciale. È stata una bella partita e una bella vittoria, più di così non potevo chiedere. So di aver sbagliato tanto a Madrid, ma la nostra forza è pensare a lavorare e a fare ciò che va fatto. Bisogna sempre reagire». Con la Spal è andata in scena la sua prova di maturità e ora che si è sbloccato il tragitto è in discesa. Dei centrocampisti solo Nainggolan fino a ieri aveva contribuito alla quota offensiva, ma in un colpo solo hanno fatto centro Pellegrini e Strootman: «Quest’anno – ammette Lorenzo – stiamo segnando un po’ pochino noi mediani, era l’ora di dare un segnale importante. Ci siamo detti che uno di noi due doveva fare gol e lo abbiamo fatto entrambi, siamo contentissimi».
Kevin non trovava la rete dal 24 aprile della passata stagione, ma gli mancava tanto da sembrargli un’eternità: «Sembra che non segnassi da 3 anni con la Roma… Sono contento per me e per la squadra, stiamo lavorando molto per prendere fiducia e migliorare. Non era una partita facile, anche se poteva sembrarlo. Il primo tempo è stato facilitato dall’espulsione, nel secondo abbiamo mollato un po’ e preso gol». Una macchia sulla vittoria che tanto ha fatto arrabbiare Di Francesco: «Mi girano le scatole, in ogni partita regaliamo occasioni, certe situazioni vanno evitate, come toccare un avversario di spalle quando non può girarsi. Non dobbiamo mai essere distratti, ma l’approccio mentale è stato ottimo e voglio rivederlo col Qarabag». La frecciatina è diretta a Manolas, al secondo rigore di fila concesso in casa. Solo un rodaggio per Schick: «Ha sfiorato il gol, ma gli manca la condizione. Il talento c’è. Devo capire se può convivere con Dzeko». Nei 90’ di ieri Eusebio ha recuperato due punte, Patrik ha aumentato il minutaggio e Edin si è sbloccato dopo due mesi esatti, eppure sembrava non bastargli. Per tutta la gara ha cercato il bis senza trovarlo, incompiuto. L’abbraccio dei compagni dopo l’1-0 non ha scacciato tutti i fantasmi, ma è da lì che bisogna ripartire.