Il Messaggero (A. Sorrentino) – Il paradosso del prodigo. Pur avendo speso più di tutti sul mercato, è andata a finire che la Roma, come quegli studenti che provano a rimettersi in pari solo pochi giorni prima dell’esame, ha concluso il mercato tra affanni e imbarazzi, notti in bianco e caffè. Oltre che costretta ad almeno due inversioni di rotta rispetto ai piani, per via dei casi più ostici dell’estate: Dybala e Danso.
De Rossi fin da giugno aveva pensato a un 4-3-3 senza la Joya, e faceva benissimo; poi Dybala è rimasto, e visto che con lui il 4-3-3 è inattuabile, la ricerca di un difensore in più per puntellare l’assetto è stata prioritaria. Ma Danso è sfumato per i già noti motivi, e mentre la mancata cessione di Abraham peggiorava i conti, la ricerca del difensore è proseguita fino a mezzanotte. Quanta fatica.
Però è anche arrivato il sospirato rinforzo a centrocampo. Koné è l’uomo di lotta, di governo e soprattutto di gamba che serviva alla fine, tra acquisti e cessioni, bonus compresi, il saldo negativo della Roma di Friedkin è di circa 104 milioni, record in Serie A. Insomma, molti denari investiti ma i dubbi sul reale rafforzamento rimangono: è un paradosso anche questo.