Il Messaggero – “Zico o Austria”. I tifosi dell’Udinese minacciarono la secessione dopo il diktat i del presidente della Figc, che gli aveva negato l’acquisto dei sogni. Era l’estate di quarant’anni fa, quando Federico Sordillo decise improvvisamente di chiudere la frontiere spaventato dall’invasione di stranieri in serie A. Nel portone chiuso di colpo rimase incagliato un altro campione brasiliano, Toninho Cerezo, che la Roma di Dino Viola stava acquistando dall’Atletico Mineiro. Liedholm lo aveva chiesto per metterlo accanto a Falcao e ricomporre così, con i giallorossi freschi vincitori dello scudetto e proiettati a disputare la Coppa dei Campioni, metà dello strepitoso centrocampo del Brasile 82 fatto fuori in Spagna dagli azzurri campioni del mondo.
Le 16 squadre di serie A potevano tesserare massimo due stranieri: la “legge Bosman” e la liberalizzazione pressoché totale dei calciatori non era nemmeno immaginabile. La diatriba durò 53 giorni: il 23 luglio arrivò il via libera del “consiglio dei tre saggi” istituito dalla Figc su pressioni del governo. “Colpo di tacco, stille giallorosso. Roma, Roma brasileira” cantava Little Tony in uno degli inni dell’epoca. La serie A 1983/84 ottenne i gradi di “campionato più bello del mondo” e i giallorossi di Falcao di Cerezo arrivarono in finale di Coppa dei Campioni, perdendo ai rigori contro il Liverpool.