La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Millenovecentottantotto, che fa tanto Prima Repubblica. Ma il corteggiamento nasce in quei mesi, primi passi di un amore mai sbocciato. Francesco Totti e il Milan è un romanzo mai scritto. Annunciato più volte in libreria, mai letto da nessuno. Immaginato sì, hai voglia. Per primo da Silvio Berlusconi, che in quel 1988 non era ancora sceso in politica ma nel calcio c’era dentro, da almeno un paio d’anni, con tutte le scarpe. E di scarpe avrebbe voluto gustare da vicino anche quelle di Totti. Così mandò un dirigente rossonero a via Vetulonia, casa Totti, allora neppure dodicenne, ancora un bambino della Lodigiani, a fare la corte. Centocinquanta milioni di lire per mamma Fiorella e papà Enzo, Totti a Milanello e chissà come sarebbe andata, chissà come sarebbe oggi, 28 anni dopo.
I FLIRT – Mamma Fiorella disse no. La Roma arrivò dopo, per fortuna solo dal punto di vista temporale. Che Totti inizi il 2016, 24° anno dal suo esordio in Serie A, proprio contro il Milan è un segno del destino, forse uno degli ultimi capitoli di quel romanzo di cui sopra. Lungo, lunghissimo, pieno di colpi di scena. Perché ci sono state un paio di estati in cui il vecchio corteggiatore ha rischiato di mandare all’aria quella straordinaria storia d’amore tra Totti e la Roma. Estate 2003, innanzitutto. Francesco chiude un anno complicato con la maglia giallorossa, perde a San Siro una Coppa Italia e nel sottopassaggio confessa a qualche milanista la possibilità di giocare in rossonero, la voglia di alzare trofei. Non nascerà mai una vera trattativa tra Roma e Milano. Non ballarono valigette di soldi come in quel 1988. Però quando Francesco provocò con quel «Berlusconi potrebbe diventare il mio presidente», Roma per un attimo tremò, tremò forte. Sarebbe stato peggio del 1988. Peggio pure del 2005, altra puntata del corteggiamento, al termine di una stagione chiusa con la paura persino della retrocessione in Serie B. Milano è sempre rimasta lassù, lontana dagli occhi se non dai pensieri. Nel 2007 Berlusconi disse al mondo intero: «Totti? Lo sapete come la penso, le bandiere di altre squadre non si comprano». Era solo l’ultimo messaggio di un innamorato arresosi a vivere un amore platonico. «L’è un gran Francesco», chissà quante volte l’avrà pensato. «Bella Francè» si dice da queste parti: in fondo non valeva la pena perdersi di vista per 150 milioni.