Leggo (R.Buffoni) – Stavolta, però, gli slogan sono stati puerili, fino a risultare offensivi. Dire «Resto fino alla morte» di questi tempi è di cattivo gusto e non suona come una promessa, ma come una minaccia. «Terza partita senza subire gol», poi, ha i contorni di un’insopportabile presa per i fondelli.
Ma Garcia è questo. Lo si sa dal gennaio scorso. Un buon tecnico, padrone dei ferri basilari del mestiere ma nulla più. Anzi, oggi andrebbe lasciato in pace a leccarsi le ferite che, nonostante l’orgoglio smisurato, gli si sono aperte sull’anima. L’esame di coscienza spetta al direttore generale Baldissoni e al direttore sportivo Sabatini. Loro (più del Ceo Zanzi in tutt’altre faccende affaccendato) principali responsabili di uno sfaldamento tecnico evidente, che rischia di avere conseguenze nefaste. Eppure anche ieri hanno deciso di non decidere: niente esonero, niente ritiro. Niente di niente.
Il presidente Pallotta con lo stadio di Tor di Valle impantanato sulla soglia della Regione (chissà se e quando la varcherà), a giugno rischia di fare i conti con un crack economico inevitabile se la squadra non dovesse risalire fino alla zona Champions. Risalire senza tifosi, senza gioco, senza più obiettivi di vittoria realistici. Buona fortuna Roma.