La Gazzetta dello Sport (M. Pierelli) – Parlare di ritorno della guerra fredda forse è un po’ esagerato, anche se nei mesi scorsi la contrapposizione Russia-Occidente, a causa della crisi ucraina, è salita a livelli pericolosi. Però è innegabile che ci sia un grande scontro geopolitico dietro alla bufera che mercoledì all’alba si è abbattuta sulla Fifa. Da un lato ci sono gli Stati Uniti (da cui è partito il filone d’indagine seguito dall’Fbi) e l’Europa, con il presidente dell’Uefa Michel Platini che ha sparato a zero contro Blatter. Dall’altro sono schierati Russia, Asia e Africa (ma non l’Australia che voterà Alì), compatti nel difendere l’uomo che da 17 anni è al timone del calcio mondiale, che non ne vuole sapere di lasciare la sedia.
LA BORDATA DI PUTIN Con una dura presa di posizione contro l’inchiesta è intervenuto Vladimir Putin, che ha definito gli arresti di sette dirigenti della Fifa «a dir poco strani, perché sono stati effettuati su richiesta della parte americana. Sono funzionari internazionali, non cittadini americani, e se è successo qualche cosa, non ha avuto luogo sul territorio degli Usa», ha proseguito. Per il leader del Cremlino gli Usa si comportano come con i «nemici» Assange e Snowden e il loro è «un chiaro tentativo di impedire la rielezione di Blatter» per via giudiziaria e di far revocare l’assegnazione di Russia 2018. Ecco, questo è lo snodo cruciale dello scontro, anche se Putin assicura che la bufera non influenzerà la prossima rassegna iridata: «Se qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato, la Russia non c’entra, la questione non ci riguarda». Prudente la posizione di Silvio Berlusconi, grande amico di Putin: «Non so cosa dire su Blatter, ma da garantista penso che tutte le colpe debbano essere accertate».
L’EUROPA CON GLI USA Tra i governi europei si rafforza invece la linea contraria alla rielezione. Dalla Gran Bretagna, David Cameron ha chiesto le dimissioni di Blatter. «La responsabilità di amministrare bene il calcio è di chi lo amministra – ha fatto sapere il premier -, ma noi siamo completamente al fianco della FA (la federcalcio inglese n.d.r.) e sosteniamo la candidatura del principe Ali». Il governo francese ha chiesto un rinvio del voto lamentando che si sta dando «un’immagine disastrosa» del calcio, mentre il ministro degli interni tedesco, Thomas de Maziere, ha chiesto un’accelerazione delle indagini: «La cosa più urgente è un chiarimento. Così non si può andare avanti. La credibilità della Fifa è stata fortemente criticata già da qualche tempo. Quel che stiamo vivendo oggi ci lascia allibiti. Riconosco la forza delle autorità svizzere e statunitensi nel chiarimento della vicenda, per cui occorre anche la disposizione a collaborare della Fifa».
QATAR ZITTO, L’ONU SI DISSOCIA In tutto questo fragore fa da contraltare il silenzio del Qatar. Il comitato organizzatore del Mondiale 2022 per ora non ha voluto fare commenti. Chi invece si dissocia è l’Onu che, tramite il portavoce Stephane Dujarric, ha fatto sapere che riesaminerà la propria partnership con la Fifa: «Dobbiamo dare uno sguardo molto attento alle collaborazioni esistenti e al modo in cui la situazione si evolve. Le Nazioni Unite hanno avuto delle partnership con la Fifa, ma ovviamente tutte pro bono».