Federico Guidi, tecnico della Primavera, ha parlato al termine del trionfo in Coppa Italia contro la Fiorentina. Queste le sue parole ai canali ufficiali del club:
“I ragazzi sono stati bravi – ha detto l’allenatore – a interpretare ogni fase. C’è stato un momento in cui abbiamo sofferto la qualità, la fisicità e l’esperienza della Fiorentina. Poi abbiamo cominciato a prendere campo. Siamo stati chiaramente avvantaggiati dall’episodio dell’espulsione, però non abbiamo mai perso la bussola.
Abbiamo avuto pazienza, come deve essere in questo tipo di partite, delle partite secche, delle finali, perché come ho detto ai ragazzi prima della partita bisognava essere pronti anche a poterla vincere al 119′. Ci siamo andati veramente vicini (il mister sorride, ndr), quindi oggi c’è grande soddisfazione, perché penso che i ragazzi abbiano dato un senso a tutti sacrifici che hanno fatto non solamente in questa stagione, ma in tutti gli anni. E ai sacrifici che hanno fatto anche loro famiglie. Quindi oggi sono veramente contento e orgoglioso di ognuno di loro”.
Parliamo spesso anche di età, di esperienza: quanto è importante per la Roma vedere un 2005 come Misitano entrare in campo e sbloccare una gara del genere?
“Secondo noi, è questa la strada. Chiaramente, avevamo di fronte una squadra costruita per provare a vincere i trofei, perché hanno messo in campo tutti e cinque i 2003: nel secondo tempo è entrato anche Capasso. Molti di loro erano già titolari nella stagione scorsa, quando hanno vinto la Coppa Italia. Per Krastev addirittura era la terza finale. Quindi, noi in termini di esperienza eravamo in deficit, e dovevamo sopperire con la qualità, con la sofferenza, con l’essere squadra in ogni momento.
Se non lo avessimo fatto, sarebbero emerse le loro grandi qualità. Oggi siamo stati squadra e di questo sono veramente contento”.
Che slancio può dare anche per il campionato questa grande vittoria?
“Penso che ora i ragazzi debbano perseverare sull’onda di questa grande forte emozione, di questa grande soddisfazione. Devono portarsi dentro ciò che stanno vivendo dentro lo spogliatoio e che hanno vissuto alzando la coppa, in maniera tale da avere grande motivazione in ogni singola partita del campionato, che è estremamente complicato: è molto equilibrato e ogni partita può determinare l’accesso o no alle finali.
Già lunedì ci aspetta una partita di grande spessore, di grande importanza in termini di classifica: affronteremo la Juventus a Torino, e non sarà facile. Dobbiamo smaltire velocemente la sbornia, la gioia e ricaricare le batterie per farci trovare pronti in campionato”.
Dopo la semifinale con l’Inter mi aveva detto di essere emozionato per la prima finale sulla panchina della Roma. Adesso?
“Una gioia immensa, perché sono stato chiamato a succedere a quello che per me è sempre stato un punto di riferimento, per me come per tutti gli allenatori più giovani: Alberto De Rossi, che chiaramente ha scritto la storia del settore giovanile italiano ed è la Roma. Era per me – ed è – una forte responsabilità e, come ho detto nelle interviste precedenti, questa è una vittoria anche di Alberto, perché è stato il primo che mi ha fatto una chiamata e mi ha fatto l’in bocca al lupo.
So quanto ha lavorato con questi ragazzi, perché molti li aveva l’anno scorso nel gruppo Primavera, e quindi questa forte emozione la condivido con lui e con tutti i tecnici che hanno allenato questi ragazzi nel loro percorso.
Per me è un’emozione fortissima: lo è stata la chiamata della Roma e lo è oggi. Anche perché davanti avevo un pezzo di cuore, perché sono cresciuto nella Fiorentina, sono stato 12 anni là, e sono di Firenze. Per me non era una partita normale. Quindi, emozione doppia”.
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