Dopo Zeman, Platini, sir Alex Ferguson e lo scorso anno Valentina Vezzali, anche Rudi Garcia si aggiunge ai premiati dell’onorificenza Etica nello sport, che da tredici anni si svolge all’università di Tor Vergata.
Presenti Plastino, Del Bene, Lauro, Novelli, Lombardo, Di Paola, Rivera, Toti e Schillaci.
Ore 14.35 – Arriva Rudi Garcia; cori da parte del pubblico che ha gremito la sala. L’aula magna è al completo.
Ore 15.00 – Prende la parola Michele Plastino: “L’arrivo dell’etica dello sport, qui, in questo posto è un gesto simbolico. Il calcio è legato a fattori econimici. Garcia personaggio straordinario”.
Ora è il turno di Gianni Rivera: “Credo che questa sia una bella giornata, come tutte quelle in cui si parla di cultura e etica. L’università dovrebbe essere sempre messa in condizione di mettere in evidenza queste cose. Il premio viene consegnato ad uno degli attori viventi del momento sportivo. Il ruolo svolto da Garcia è importante. Importante soprattutto per i presidenti che sanno con chi prendersela quando le cose non vanno bene. Dovrebbe essere l’unico che non deve mai essere messo in discussione ma la vita è fatta di responsabilità. Garcia è un uomo importante per il messaggio che vogliamo portare avanti, è vero che qualche volta si prende qualche libertà, come suonare il violino (applausi dall’aula magna, ndr). Ma si è difeso con eleganza, complimenti con la scelta, ci vuole anche quello. E’ un uomo che merita molto, lavora molto bene sul piano comportamentale. Anche questo presunto scontro con Totti, qualcuno ha detto che è rimasto qualche segno ma loro hanno fatto capire che non rimarranno mai per portare a casa la cosa più importante finale. Crede molto nello spogliatoio, la zona dove si lavora di più. La parola spogliatoi è nato con Rocco, l’allenatore bravo è quello che costruisce la partita dentro lo spogliatoio in settimana. Siamo contenti di far venire qui Garcia, penso ci siano anche laziali (fischi dall’aula magna, ndr). In bocca al lupo e che vinca il migliore“.
Ore 15.15 – Viene proiettato un video dedicato a Rudi Garcia.
Garcia: “Preferisco fare con voi domande e risposte più che dire qualcosa. Io arrivo dalla Francia e sono in Italia da 17 mesi. In Italia come in Francia il momento è particolare nella vita, anche se la vita è difficle per i giovani, il futuro siete voi ragazzi. Io so che la vostra intelligenza è perche siete qui, laureati. Il futuro potete farlo voi: potete prendervi cura del vostro mondo. Mi auguro che il futuro sarà molto bello, grazie a voi“.
– Botta e risposta tra Rudi Garcia e gli studenti di Tor Vergata:
“Roma-Juve? Ho totalmente fiducia nei miei ragazzi. Anche con questi episodi contrari, dobbiamo essere sicuri che questa squadra darà sempre il meglio“.
Il migliore vinca? “Allora vinciamo noi, siamo i più forti“.
Come può un allenatore aiutare questo momento? “Il calcio è lo specchio della società. I giovani nel calcio è facile crescere. Lo sport è una scuola fondamentale della vita. Ci sono delle regole che danno un quadro molto importante: oggi quando vediamo famiglie spezzate, la gente si separa, i bimbi crescono in maniera differente. Lo sport può dargli la possibilità di vivere in maniera differente“.
Quanto è difficile per lei trasmettere l’etica? “L’avversario rimane l’avversario ma dobbiamo rispettarlo. Ha gli stessi nostri parametri, dobbiamo usare fair play. Non è sempre facile: anche se il calcio è solo un gioco ci sono tanti parametri anche economici e c’è pressione. C’è una copertura mediatica importante che amplifica tutto. Bisogna sempre prendere tempo per avere la testa fredda e sempre tenere fermi i nervi. Su questa cosa dipende sempre dalla qualità della gente. Se la gente è di qualità le cose vanno bene. Io ho la fortuna di avere una squadra intorno a me, tutti gli allenatori e giocatori, che prima di essere buoni giocatori sono buoni uomini. Possiamo andare avanti nel rispetto dell’avversario“.
Ha mai avuto un capitano come Totti? “Il problema quando parliamo del Capitano è che è difficile non dire cose banali: lui è fantastico, il giocatore che ha voglia di giocare tutta la partita (ride, ndr) e anche l’uomo. È di una grande umiltà che pensa sempre alla squadra. Ho trovato in Checco non solo un grande campione ma un uomo all’altezza del campione. Lui lo sa, è una delle prime cose che gli ho detto, mi piacerebbe vincere con il Capitano“.
E’ laureato in scienze. Ha qualche consiglio da dare? “Ho un percorso particolare, sono uscito di casa a 17 anni e sono andato a giocare a calcio al nord della Francia dove fa freddo e piove ma la gente ha cuore aperto. All’inizio ho provato a studiare e fare il professionista ma era difficile. Poi quando mi sono fermato per infortunio, a 29 anni, mi sono laureato in scienze motorie. È stato un momento importante, facevo tanto cose: commentatore, allenatore ad un bassissimo livello e questa cosa di rimettermi a studiare mi ha dato l’opportunità di essere più forte anche nel mio ruolo di adesso“.
Sui risultati della Roma: “Bisogna avere fiducia in questa squadra. Per nessuna squadra la stagione è un fiume tranquillo, dobbiamo essere sempre convinti di quello che facciamo. Sempre misuriamo la qualità del gruppo nei momenti difficili, e io sono tranquillissimo del mio gruppo ha sempre creato un rapporto solido con i giocatori”.
Qual è il suo segreto? “Nessuno, questa domanda dovete farla ai giocatori. Io non posso allenare dei giocatori senza amarli. Io amo la mia squadra, la Roma. Ogni giocatore è particolare. Io sono la guida, bisogna mettere autorità, ma sempre parlando e capendo quali possono essere le loro reazioni. Un vantaggio è che ho giocato e adesso penso ancora come un calciatore. Per questo quando vogliono fregarmi, ma non ci riescono“.
Il calcio femminile? “E’ una cosa fondamentale, io penso che per ogni società professionistica dovrebbe esserci l’obbligo di avere una squadra femminile. È un calcio in via di sviluppo. A me piace perché penso che più ci saranno donne nelle tribune e meno problemi avremo. Dolcezza che può portarci tanto, gli uomini tra di loro cambiano un po’“.
La distanza del calcio italiano con le altre nazioni? “Abbiamo tutti la stessa passione, tifare una squadra è bellissimo, ancor di più se è la Roma. Andare allo stadio deve essere una festa e sulle tribune dico di seguire l’Inghilterra. Ma allo stadio ci si deve arrivare anche comodamente. Dobbiamo avere stadi nuovi in Italia e il calcio tedesco è l’esempio. Tra due anni, penso, avremo un nuovo stadio e questo sarà un vantaggio soprattutto per i tifosi della Roma“.
Come è cambiata negli anni la preparazione dei giocatori? “Quando ho cominciato lavoravo solo con un vice, adesso in trasferta siamo più noi allenatori dei ragazzi che giocano. E’ però importante, la condizione fisica è oggi importantissima. In futuro ci saranno allenatori divisi per settori del campo. La preparazione fisica ha fatto strada e altri parametri seguiranno nel futuro“.
Quanto ha sofferto ad andare dalla propria squadra e chiedere di difendersi? “Non è stata una sofferenza, penso che è stato un momento da gestire e lo abbiamo gestito con una riflessione importante. Può succedere un incidente contro una delle migliori squadre europee, dopo era giusto allinearsi. Siamo stati in grado di essere forti sul piano di non perdere fiducia in noi stessi. Stiamo costruendo da 17 mesi una squadra con una identità di gioco ma è importante vedere che possiamo giocare in maniera diversa. È umile capire che ci sono squadre più forti, speriamo in futuro di arrivare a quel livello. La strada sarà lunga ma non si farà in un giorno. In Italia stiamo lottando, ma in Europa siamo delle piccole“.
Ore 15.45 – Vengono consegnati a Rudi Garcia una targa e un quadro – VAI AL VIDEO
Ore 16.00 – Il mister esce dall’aula e lascia Tor Vergata tra i cori dei tifosi che lo seguono fino a dentro la sua auto.
Da Tor Vergata Filippo Biafora