La Repubblica (M.Crosetti) – “Ancora non riesco a guardare le partite della nazionale, la ferita è sempre aperta e non si chiuderà, l’emozione troppo grande: non riesco a elaborare“. Cesare Prandelli parla di calcio dopo un anno, dopo l’esperienza contraddittoria in Turchia e un passato che non passa. “Forse, avrei dovuto aspettare un paio di giorni prima di dimettermi in azzurro. Poi, magari, ho avuto troppa ansia di ricominciare, me l’hanno detto in molti, non vedevo l’ora come del resto adesso: tutti mi ripetono che fu un errore passare di corsa al Galatasaray, mi convinsero le parole di un presidente visionario purtroppo false“.
Il mondiale brasiliano resta un macigno. “Ma io sono sempre stato abituato ad assumermi le responsabilità: e fu tutta colpa mia“. Però rimane anche l’orgoglio per quella finale dell’Europeo 2012: “Il nostro calcio non ha ottenuto negli ultimi vent’anni risultati tanto superiori ai nostri successi con Inghilterra e Germania, contro i tedeschi che poi avrebbero vinto la coppa del mondo. Penso inoltre che si provò a portare anche il gioco in nazionale, e questo resta. Così come abbiamo rafforzato l’idea che gli azzurri siano di tutti e debbano essere presenti dove serve, vicini alle persone: se dà fastidio, allora è meglio allenare un club“. Ma Conte sta davvero diventando un selezionatore? “E’ una cosa che ci raccontiamo da noi, però si resta allenatori per sempre, succederà anche a lui“. Il cittì dice che ha ereditato il “ranking” da chi c’era prima, mentre Bonucci ha dichiarato che lei usava più computer che lavoro sul campo: “Non faccio polemiche con nessuno, il tempo è galantuomo e tutti si eredita qualcosa da qualcuno“.
Ingrato, il mestiere di allenatore: “Oggi Allegri è giustamente un nome mondiale, ma un anno fa non aveva panchina. E Luis Enrique ha preso tante di quelle sberle a Roma, usando non poco il computer pure lui… E’ il nostro destino“. Ancora peggio non allenare: “Io rosico a stare fermo, eccome. Voglio la sfida, non la parola ‘progetto’ tanto abusata. E una sfida deve essere senza preclusioni, purché ci sia alle spalle un’idea tecnica forte“. Anche all’estero? Anche in serie B? “Anche“. E il prossimo scudetto? “Lo vince la Juve, è di un altro pianeta. Per tre volte sono stato vicino ad allenarla. Alla Juventus ci sono dirigenti operativi 24 ore su 24, per questo giocatori e tecnici non si sentono mai soli“. E il nostro calcio in crisi come si salva? “Ripartendo dai vivai, limitando gli stranieri nei settori giovanili, altrimenti è tutto inutile“. Infine, e forse è davvero la fine, Balotelli: “Farà un grande Europeo“.