La Gazzetta dello Sport (V. Piccioni) – Claudio Lotito non sarebbe l’unico indagato nell’inchiesta dei pm di Napoli nata dalla famosa telefonata con il d.g. dell’Ischia, Pino Iodice, e che ieri ha portato magistrati e agenti della Digos in Federcalcio e in Lega Pro, nella sede della Lazio a Formello, e nell’abitazione e negli uffici del presidente biancoceleste. C’è il massimo riserbo, ma la possibilità che oltre a Lotito, iscritto per «tentata estorsione», ci siano altri nomi nel registro degli indagati, non va esclusa.
DIECI ORE Ieri è stata una giornata campale per l’inchiesta. Il «primato», quanto a lunghezza della perquisizione, è stato stabilito dagli investigatori in Figc, dove si sono trattenuti addirittura per 10 ore. Durante la giornata, è stato ascoltato anche il presidente Carlo Tavecchio. Che non è indagato ma è stato sentito come «persona informata sui fatti». Lo stesso Tavecchio è sceso dal palazzo per incontrare i cronisti, quando i pm Vincenzo D’Onofrio e Stefano Capuano erano andati via: «Ho dato delle risposte, ci sono stati chiesti dei documenti che abbiamo consegnato. Non abbiamo nessun problema dal punto di vista della trasparenza e della correttezza».
INTIMIDAZIONI La telefonata Lotito-Iodice è dunque la mamma dell’inchiesta. Ricordate? Il d.g. dell’Ischia (oggi dice: «L’ho fatto solo per il calcio») registrò la conversazione in cui il presidente laziale vedeva come fumo negli occhi la promozione di Carpi e Frosinone per il loro effetto sulla vendita dei diritti tv della serie A, sistemava Beretta e Macalli con un brutale «contano zero», e proponeva un «anticipo di cassa» dalla Lega di A, «ma se non troviamo un accordo in Lega Pro non si farà mai». Secondo le prime notizie che filtrano dalla procura, nell’ipotesi accusatoria, ci sarebbero state diverse società vittima di un «meccanismo intimidatorio». Le pressioni di Lotito avrebbero come obiettivo quello di consolidare il suo potere in Figc, alla Lega di A e in Lega Pro, nel suo ruolo di proprietario di Lazio e Salernitana.
DOSSIER E BILANCIO Per accertarne l’esistenza e le modalità di funzionamento, ecco dunque le perquisizioni alla ricerca di documenti e di conferme, in un quadro accusatorio che oltre alle dichiarazioni di Iodice contiene una sorta di dossier di denunce analoghe da parte di alcuni dirigenti di club di Lega Pro. Se la «mamma» dell’inchiesta è la telefonata, il «papà» è la votazione sul bilancio della Lega Pro, il punto su cui si sarebbero manifestate le presunte minacce di Lotito. Una vicenda infinita visto che il documento non è stato ancora approvato: se non lo sarà entro il 30 giugno, la Federcalcio commissarierà la Lega Pro.
CONTRIBUTI SÌ E NO Ma torniamo all’inchiesta di Napoli. E al problema «contributi federali». Su questo punto, si è aperto un botta e risposta fra procura di Napoli e Federcalcio. Nell’indagine per «tentata estorsione» su Lotito, uno degli obiettivi è quello di verificare se il presidente della Lazio, «in forza dell’appoggio elettorale garantito all’attuale presidente federale Tavecchio, abbia ricevuto vantaggi, anche economicamente valutabili, e una posizione di controllo da indurre i suoi interlocutori a ritenerlo in grado di condizionare la tempistica delle corresponsioni dei contributi federali». Un’ipotesi che la Federcalcio ha di fatto smentito con una precisazione: «la Figc, in relazione ad alcuni lanci di agenzia diffusi, a beneficio di una corretta informazione, precisa che non eroga contributi federali ad alcuna società professionistica e che a partire dall’ultima stagione sportiva non ha erogato alcun contributo nemmeno alle Leghe».
ARRIVA LOTITO In ogni caso, le acquisizioni sono state di natura «informatica», lavorando sui pc, e cartacee. Solo nei prossimi giorni, i pm potranno fare il punto sul materiale portato via nelle perquisizioni. Ieri, proprio mentre la perquisizione fiume in Federcalcio si stava esaurendo, è piombato a via Allegri lo stesso Lotito. Nessuna dichiarazione, fare fra lo spavaldo e l’arrabbiato, la presenza del dirigente «indagato» ha fatto scatenare tutte le dietrologie possibili. Il presidente della Lazio aveva già reagito con un comunicato stampa: «Confido che in breve tempo si chiarisca la mia posizione al fine di trasformare i miei accusatori in accusati. Contro di me c’è una campagna diffamatoria per ostacolare l’opera di risanamento del calcio».