Corriere della Sera (M. Nerozzi) – Si torna a discutere dell’inchiesta su plusvalenze e manovre stipendi della Juve stamattina, 5 dicembre, al tribunale di Roma: il club bianconero — come responsabile amministrativo — insieme all’ex presidente Andrea Agnelli, al vice Pavel Nedved, all’allora ad Maurizio Arrivabene e ad altri dirigenti ed ex, tornano infatti in aula dopo 575 giorni, quando il gup di Torino spedì gli atti alla Cassazione, per decidere sulla competenza territoriale. Poi attribuita a Roma, appunto.

Le accuse sono di manipolazione del mercato, false comunicazioni sociali delle società quotate, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, ostacolo agli organi di vigilanza.

Per quasi due anni, il nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Torino aveva spulciato atti e documenti relativi a compravendite sospette di giocatori — secondo la tesi accusatoria — e alle due manovre stipendi in periodo Covid; intercettando anche i telefoni di alcuni dirigenti bianconeri. Durante le indagini preliminari, coordinate dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal pubblico ministero Mario Bendoni, erano state chieste anche alcune misure cautelari, bocciate però dal gip.