Corriere dello Sport (R.Maida) – Servirebbero almeno due o tre Dzeko alla Roma per sperare di infastidire i mostri, o meglio i gladiatori del Camp Nou come i canali social del Barcellona hanno identificato i 100.000 spettatori che domani spingeranno la squadra a superare l’ostacolo italiano. Se Di Francesco può spaventare i sacerdoti del tempio, deve sperare che il suo centravanti si confermi decisivo in Champions League come è già successo in tre partite molto importanti.
SOLDI – I suoi 4 gol europei, tra Qarabag, Chelsea e Shakhtar hanno tutti cambiato il senso di un risultato e quindi della qualificazione. Nel girone hanno fruttato 3 punti preziosi, negli ottavi la promozione ai quarti e al master di Barcellona. Se fosse stato venduto proprio al Chelsea a gennaio, avrebbe portato nelle casse della società oltre 30 milioni. Ma con il contributo alla qualificazione agli ottavi Dzeko si è quasi pagato da solo il rifiuto al trasferimento. Sperando, o meglio sognando, che non sia finita. «Sono rimasto alla Roma per poter giocare partite come questa» ha detto più volte, realizzando che mai era andato così lontano in Europa: sarà uno degli esordienti romanisti in una top eight di Champions.
ESSENZIALE – Intanto ha confermato il suo stato di grazia in campionato, segnando nella mezz’ora giocata a Bologna il suo gol numero 14. Non sono tanti come l’anno scorso ma non sono neppure pochi, se ricordiamo che Dzeko non calcia più i rigori. Se escludessimo il plusvalore del tiro libero, nella classifica capo cannonieri della Serie A sarebbe allo stesso livello di Higuain e un gol avanti a Mertens (13 reti senza rigori). E il gap con i migliori sarebbe ancora colmabile: Immobile e Icardi sarebbero a 19 e Dybala a 17, con Quagliarella addirittura staccato a 11. Numeri che raccontano una verità: a Trigoria adesso nessuno si pente che Dzeko sia rimasto.