La Gazzetta dello Sport (F. Licari) – «Sono disgustato, ne ho abbastanza. Il troppo è troppo». Non è mai stato così duro, così diretto, così «contro» Michel Platini nei confronti dell’ex mentore Sepp Blatter. Soprattutto alla vigilia di un voto drammatico. E considerando il fatto che, pur chiedendone le dimissioni, continua a chiamarlo «amico», dice di «avere affetto» per lui, gli riconosce d’aver realizzato «belle cose per la Fifa e per il calcio». Blatter è ormai un impresentabile, detto nel gergo della politica italiana, e non si può consegnargli il calcio per il quinto mandato consecutivo. Ma, se non succedono cataclismi, oggi sarà rieletto, allungando così a 21 anni il suo ciclo presidenziale. Fino al 2019. E chissà che cosa sarà del calcio allora, e se l’Fbi entrerà sempre più spesso nelle pagine sportive. Perché, anche sotto attacco, Blatter resiste e non è solo.
UEFA NON UNITA Il problema è che, quando Platini dice finalmente qualcosa di sinistra, invitando a votare lo sfidante Ali e invocando l’unitarietà dell’Uefa, viene fuori, come si sapeva, che l’Uefa non è unita per niente. Alla faccia della proposta di rinviare il voto durata poche ore. Quando mai. Platini non riesce ad avere neanche un «sì» sul principe giordano dalle 53 federazioni votanti. Per essere brutali: Blatter riceverà preferenze anche dall’Uefa, magari una quindicina. Vedremo allo spoglio. E se questo pomeriggio si riprenderà la Fifa, come pare dai sondaggi della vigilia, non sarà facile impostare un’opposizione credibile.
FACCIA A FACCIA Si deve riconoscere a Platini di aver tentato di tutto. Ieri mattina, al rientro dalla finale di Euroleague a Varsavia, il presidente Uefa corre di nascosto da Blatter e gli chiede un confronto a quattr’occhi. I due si guardano, Blatter «è molto turbato», e Michel taglia corto: «Devi lasciare, Sepp. È arrivato il momento di andartene». Probabilmente Blatter una mossa del genere non se l’aspettava, ma risponde come un attore consumato: «È troppo tardi, Michel, se me l’avessi detto un paio di settimane fa…». Come, no? Mica vero, e Platini lo sa bene anche mentre afferma: «Gli credo». Aggiungendo poi: «Non è facile dire a un amico che deve andarsene».
«VOTATE ALI» Fatto l’ultimo tentativo, Platini incontra le 54 federazioni Uefa (53 voti, Gibilterra non ha diritto) e spiega la sua strategia. Quindi annuncia: «Domani (oggi, ndr) la grande maggioranza dell’Europa voterà Ali. Spero tutte e 53 le federazioni, ma minimo 45-46. Almeno se devo credere a tutto quello che mi hanno detto. E non ne sono così sicuro». Proprio così. C’è un’Europa che sta con Blatter: il primo sponsor è la Russia, con alcuni Paesi che le gravitano attorno. Ma alla spicciolata si parla di una Spagna legata allo svizzero, di una Francia – non bello per Platini – che non ha intenzione di scegliere Ali, della stessa Italia che non pare proprio così vicina al giordano. Continua Platini: «Penso che Ali possa vincere, che Blatter possa essere sconfitto. Fino a ieri no, ma dopo gli ultimi scandali sì. Ho le lacrime agli occhi, sono triste, il calcio non merita che la sua immagine sia rovinata così. E faccio appello a tutte le federazioni mondiali: è l’unico modo per cambiare la Fifa. Altrimenti le riforme le farà l’Fbi».
IL CONTO DEI VOTI Delle 209 federazioni dovrebbero votare non più di 203. Al primo ballottaggio serve una maggioranza qualificata: i due terzi dei presenti, quindi circa 135 voti. Dal secondo scrutinio si passa alla maggioranza dei voti validi e tutto diventa più semplice. Con Ali, oltre a Platini, s’è schierata l’Australia e ci sarà qualche asiatico. Altri voti sparsi. Ma il continente del principe, l’Asia, voterà Blatter, come tutta l’Africa e anche la grande maggioranza di Nord e Sudamerica. Impedirgli il trionfo al primo turno sarebbe un successo, benché tutto può succedere in queste ore. Oltre all’arma degli scandali, infatti, Platini agita l’altro pericolo: i posti al Mondiale. Con l’Europa campione delle ultime tre edizioni, e vero centro del calcio, l’idea vendicativa di Blatter sarebbe ridurre i posti obbligando a gruppi di qualificazione massacranti. «Abbiamo un confine che non può essere superato: 13 squadre, più la Russia ospitante. Non possiamo accettare di meno». Sarà una bella lotta.