Prima giocatore di Interregionale, poi il posto fisso in banca fino all’alba del 2000 perché «la panchina del Sansovino era inconciliabile col lavoro». Maurizio Sarri, toscano della provincia di Firenze, ha debuttato a 55 anni due settimane fa in serie A con l’Empoli: «Non mi sono emozionato, il campo è uguale in tutte le categorie». E sabato affronta la Roma.
Tanta gavetta nei dilettanti in Toscana, poi la B a Pescara e Arezzo: qui subentrò a Conte, esonerato dopo una disfatta…
«Antonio in 9 gare aveva fatto 3 punti. Alla fine l’Arezzo retrocesse appesantito dalla penalizzazione. Quei due tecnici oggi allenano la Nazionale e l’Empoli, forse in quella stagione le colpe non erano nostre».
Sarri, sabato trova la Roma: la rosa dell’Empoli vale 32 milioni contro i 247 di quella giallorossa. Non c’è partita…
«In questi casi bisogna avere la follia di vincere. Altrimenti si perde due volte: in settimana e in gara. Per noi è una missione quasi impossibile, ma dobbiamo avere dentro il tarlo del risultato. E comunque c’è una cosa che non mi torna».
Prego…
«Il differenziale economico tra le società non mi fa impazzire. Una distribuzione poco democratica, antisportiva, immorale. Nel campionato NBA i soldi vengono dati inversamente alla classifica, per mantenere equilibrio».
Zeman vorrebbe il mercato chiuso prima del ritiro.
«Ha ragione il boemo, sono d’accordo con lui».
E’ una delle sue muse ispiratrici?
«Non vorrei peccare di immodestia, ma non ho modelli nè maestri».
Si troverà faccia a faccia con Totti: gli chiederà la maglia?
«Vedrò un calciatore che mi emoziona, ma la mia testa sarà solo sulla partita. Francesco è in assoluto uno dei più forti italiani dal dopo guerra a oggi, fuoriclasse autentico. Uno dei pochi al mondo bravo a verticalizzare con le spalle alla porta».
Chi altro le regala emozioni?
«Pjanic più di tutti, giocatore pazzesco».
Come si ferma la Roma?
«Se lo sapessi allenerei il Real Madrid…».
Gervinho è immarcabile?
«Lui è una Kavasaki. In alcuni frangenti non lo prende nessuno, nemmeno quelli che giocano nelle grandi. Non è un problema solo mio…».
Destro le piace?
«Mi sono meravigliato moltissimo che nessuno abbia speso una parola quando è stato escluso dal Mondiale dopo aver segnato un gol ogni 83 minuti».
Florenzi è un altro esponente della bella gioventù della Roma.
«Mi fa piacere trovarlo a questi livelli dopo Crotone. Ricominciamo dai nostri giovani e lasciamo perdere gli stranieri, molti di spessore medio-basso».
Voi quanti ne avete?
«Sono 8 su una rosa di 26 uomini. A Empoli siamo nella direttiva Uefa: abbiamo 12-13 calciatori cresciuti in casa».
Si parla di riforme, con un numero fisso di italiani titolari: andrà in porto?
«L’Unione Europea direbbe no, ci sono norme precise al riguardo».
Che giudizio ha di Garcia?
«Non lo conosco, ha frequentato stadi fino ad ora che io non avevo mai visto… La sua grandezza è stata domare un ambiente difficilmente domabile. Dal punto di vista tattico, però, ci sono tecnici italiani altrettanto bravi».
Guadagna dieci volte più di lei: le fa rabbia?
«Non scherziamo: sono figlio di operai, ciò che percepisco basta e avanza. Mi pagano per fare una cosa che avrei fatto la sera, dopo il lavoro e gratis. Sono fortunato».
Roma da scudetto?
«Lotterà fino al termine. E sono curioso di seguirla in Champions, non penso che sia molto distanti dalle migliori d’Europa».