Il Tempo (A. Serafini) – Non poteva essere decisivo per la seconda volta consecutiva, la beffa era pronta lì dietro l’angolo. Soltanto una splendida illusione per Miralem Pjanic, l’uomo delle punizioni che ormai sono diventate quasi più facili di un calcio di rigore: infallibile con l’Empoli, stesso splendido epilogo ieri sera a Leverkusen. Questa volta però la storia della partita ricorderà soltanto la follia di aver sfiorato e non raggiunto la prima vittoria stagionale in Champions League: «Non so come spiegarmelo – ammette il bosniaco – eravamo padroni del campo. Lo sapevamo che era vietato pareggiare questa partita, poi in questo modo rende tutto più amaro».
Il volto virtuale della sconfitta è palese di fronte a microfoni e telecamere, soprattutto dopo un’ottima prestazione individuale e fino a pochi minuti dalla fine da un confortante segnale collettivo. «Per il gioco che abbiamo proposto non ci sono dubbi che la partita doveva finire diversamente. Abbiamo avuto la reazione giusta subito dopo il calcio di rigore subito, poi nel finale abbiamo commesso noi degli errori evitabili perché la partita era nelle nostre mani. Loro hanno segnato il gol del 3-4 con un po’ di fortuna, poi non so spiegarmi cosa sia successo».
Neanche il suo amico ed ex compagno Balzaretti riesce a tirargli su il morale, trovando molteplici fattori positivi rispetto al disastro di Borisov. Pjanic annuisce, ma non fino in fondo: «Sicuramente questa partita non ha nulla a che vedere con la sconfitta in Bielorussia, qui in Germania siamo stati nettamente superiori. Ripeto però che la colpa rimane la nostra, a 10 minuti dalla fine non esiste di prendere due gol, bastava difendere il risultato e tornare a Roma con 3 punti». Svanito il sogno, rimane la realtà. Con un pizzico di fiducia in meno in vista di Firenze e l’obbligo della rivalsa europea tra 15 giorni all’Olimpico.