Calcio e finanza (A.Medici) – Da qualche giorno ormai si sono fatte più insistenti le voci che vedono Miralem Pjanic, il leader del centrocampo della Roma, accostato a grandi club internazionali come Manchester United, Real Madrid o Barcellona anche se alcuni addetti ai lavori danno addirittura già per fatto il suo passaggio alla Juventus. Riconoscendo nel 26enne talento bosniaco una stella di caratura mondiale, queste grandi società hanno bussato alle porte di Trigoria e si sono dette pronte a pagare interamente il valore della clausola rescissoria: 38 milioni di Euro.
D’altro canto però Pjanic non è l’unico elemento finito “sotto i riflettori” del mercato in casa Roma: anche il nome di Radja Nainggolan è presente sui taccuini delle big europee e pare che Antonio Conte lo voglia portare con sé a tutti i costi nella sua nuova avventura londinese al Chelsea. Anche per il belga-indonesiano si sono fatte insistenti voci di offerte da 40/45 milioni di Euro.
Ma la Roma ha davvero necessità di vendere?
Quale il futuro della squadra senza la qualità del talento di Tuzla e senza il lo spirito guerriero del ninja? Economicamente quali sarebbero congrue offerte?
Pjanic ha vissuto una stagione importante dal punto di vista sia dei numeri (12 goal e 13 assist in tutte le competizioni) sia del contributo alla squadra (la punizione-gioiello con la Juventus, il rigore della vittoria-qualificazione col Bayer Leverkusen ad esempio) e quindi a livello tecnico-sportivo non c’è dubbio che la perdita per la squadra di mister Spalletti sarebbe immensa.
Vero è che è pronto a rientrare Kevin Strootman, ma i due giocatori garantiscono un maggior valore aggiunto giocando insieme più che alternandosi sul rettangolo di gioco. Strootman, la lavatrice, è un ottimo interditore mentre Pjanic, il pianista, è il perfetto regista in grado sia di dettare i tempi sia di incidere in zona goal come pochi in Europa. Le sue magistrali punizioni sono ormai un dato di fatto per la frequenza con cui realizza goal da posizioni impossibili.
Dal punto di vista puramente economico-contabile il bosniaco presenta un valore di carico residuo pari a 5,46 milioni di Euro (derivanti dal costo storico di 14,3 milioni, sostenuto per prelevarlo dal Lione, e valore già ammortizzato pari a 8,84 milioni).
Pertanto basterebbe un’offerta di 38 milioni (cioè il versamento dell’intera clausola rescissoria) a portare una plusvalenza netta di 32,5 milioni di Euro nelle casse del club di James Pallotta.
L’eventuale partenza del bosniaco aprirebbe tuttavia una grossa falla in termini qualitativi nel mezzo del centrocampo giallorosso e, come insegnano le ultime sessioni di calciomercato, la qualità ha un prezzo alto da pagare soprattutto se ricercata dove in sostanza si decidono i destini delle partite: a centrocampo. Nainggolan ha vissuto una grande stagione in termini di prestazioni: il belga infatti è molto spesso risultato il migliore dei suoi e vero leader della squadra della capitale. Sei reti realizzate in 33 gare di Serie A, condite da un assist, sono sicuramente un ottimo bottino per un centrocampista. Da quando Spalletti l’ha poi reinventato in una posizione più avanzata (da incursore alla Perrotta per intenderci), il contributo del guerriero è esploso, facendone un vero e proprio perno della mediana giallorossa.
Dal punto di vista puramente economico-contabile Nainggolan presenta un valore di carico residuo pari a 11,3 milioni di Euro (derivanti dal costo storico di 13,3 milioni, sostenuto per prelevarlo dal Cagliari, e valore già ammortizzato pari a 2 milioni).
Per generare la stessa plusvalenza di Pjanic, l’offerta per il belga dovrà essere più alta, molto più vicina a quei 45 milioni di Euro che molti addetti ai lavori dicono pronti a spendere corazzate inglesi come Manchester United e Chelsea. Dal ricavo appunto di 45 milioni, al netto del valore di carico residuo, il club del presidente Pallotta otterrebbe dunque una plusvalenza secca di 33,7 milioni di Euro.
La scorsa estate la Roma ha investito molto per rafforzare il reparto offensivo (Dzeko, Salah, Iago su tutti) ed è stata poi costretta a cedere il giovane Romagnoli al Milan (plusvalenza secca di 25 milioni di Euro solo sulla parte “fissa” del corrispettivo) per far quadrare i conti.
La società ha dovuto fare questo sacrificio per non sforare quel “Settlement Agreement”firmato con il Club Financial Control Body dell’UEFA, in data 8 maggio 2015, che la obbliga a tenere monitorati gli Economics per le stagioni sportive 2015/16, 2016/17 e 2017/18. Infatti l’obiettivo principale dell’accordo transattivo è stato quello di garantire che il club giallorosso raggiunga il pareggio di bilancio come stabilito dal Regolamento del Fair Play Finanziario.
AS Roma SpA, dopo aver riconosciuto e ammesso lo “sforamento” per il periodo di monitoraggio 2014/15, si è impegnata ad avere un deficit aggregato di bilancio massimo di Euro 30 milioni per gli esercizi 2014/2015 e 2015/2016.
Il Risultato Netto consolidato, fortemente negativo, è sostanzialmente generato da Costi Operativi molto alti (196 milioni contro i soli 180 di Fatturato) e ammortamenti pari al 23% del Fatturato al Netto del Player Trading.
Alla luce dei risultati presentati nella semestrale al 31 dicembre 2015, il bilancio della Roma è apparso più solido rispetto alla passata stagione, anche se oltre ad un migliore cammino europeo, hanno inciso molto anche le plusvalenze (come già citato sopra Romagnoli su tutte) pari a 28,9 milioni di Euro.
Il fatturato è in aumento più che proporzionale ai costi sostenuti per generarlo: infatti la società AS Roma potrà godere nel giugno 2016 anche di maggiori proventi dai diritti TV Champions in quanto la squadra si è qualificata per gli ottavi, cosa non avvenuta nella stagione scorsa (stabili invece i ricavi commerciali e di poco incrementali i ricavi da stadio).
La cessione di Gervinho (con relativa plusvalenza) e gli acquisti low-cost di Perotti e Zukanovic hanno di poco modificato la situazione durante il mercato invernale.
A livello di prestiti invece, nella sessione invernale è partito Iturbe (che però non sarà riscattato dal Bournemouth) e verrà monitorata la situazione di Doumbia: i due giocatori sono quelli con il più alto valore contabile e anche dalle loro plus/minusvalenze potrebbe dipendere il destino della società.
In entrata inoltre, entro il 30 giugno dovrà essere deciso il futuro dei vari Szczesny, Digne, Gyomber ed Emerson ma soprattutto di Stephan El Shaarawy. Tutti questi calciatori sono in prestito con diritto di riscatto, cui diritto va esercitato entro tale data. Nulla vieta però una rinegoziazione del prestito durante il mercato estivo.
Ad oggi il sacrificio di Pjanic o Nainggolan potrebbe essere non necessario in quanto la società dovrebbe riuscire a rientrare nei parametri del FFP. Inoltre la presenza di due calciatori del loro calibro è prerogativa fondamentale per ottenere migliori risultati sportivi e quindi un migliore conto economico nell’esercizio 2016/2017.
“Il risultato economico dell’esercizio 2015/2016”, secondo il comunicato presentato dalla società AS Roma,“dovrebbe presentare un significativo miglioramento rispetto a quanto registrato al 30 giugno 2015. Esso beneficerà, per il secondo anno consecutivo, dei proventi derivanti dalla partecipazione alla Champions League e dipenderà da numerosi fattori, tra cui: le performance che verranno conseguite in Serie A e in Champions, le operazioni di trasferimento dei calciatori che saranno realizzate nell’esercizio, l’evoluzione dei ricavi derivanti dalle attività commerciali e dalla biglietteria, e infine l’andamento del costo del personale e degli ammortamenti dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive di calciatori”.
Le nostre stime sono assolutamente in linea e pienamente in accordo con quelle presentate dalla società. Tuttavia la frase “le operazioni di trasferimento dei calciatori che saranno realizzate nell’esercizio” potrebbe essere interpretata in favore di una cessione programmata di un big per far quadrare i conti (ricordando che la Roma ha sempre un Patrimonio Netto negativo per 100 milioni, dettaglio non di poco conto).
Brivido per i tifosi giallorossi o solamente una mera precauzione contabile?