Il derby è vicino, Trigoria è blindata e in casa Roma iniziano a farsi sentire i primi accenni di tensione…
L’aria del derby inizia a contagiare anche Luis Enrique. Se Totti ha avvertito i nuovi, spiegando che “da lunedì mattina sapranno cos’è davvero la stracittadina”, il vento della sfida più sentita a Roma e dintorni, ha iniziato ad avvertirlo anche il tecnico. Anche per questo, al contrario delle proprie abitudini, il tecnico ha chiesto che cronisti e tifosi arrampicati sul muro di cinta del centro sportivo di Trigoria per sbirciare gli allenamenti della squadra in vista della stracittadina, fossero allontanati. Un velo di mistero sulla sua Roma, a due giorni dal fischio d’inizio del match che può influenzare un’intera stagione.
LUIS NASCONDE LA ROMA – Una Roma nascosta. Forse un pizzico di tensione, o soltanto la voglia – ribadita spesso anche in conferenza stampa – di non concedere regali e anticipazioni ai rivali. Per questo, dopo 40 minuti di allenamento, il tecnico ha chiesto l’intervento di inservienti del centro sportivo e della volante di polizia pronta all’interno di Trigoria, per convincere i curiosi a liberare le mura della proprietà romanista, con la minaccia della sospensione dell’allenamento. Una novità – più che legittima, peraltro – che eleva all’ennesima potenza i già noti timori del tecnico: dalle idee sulla formazione blindate alla vigilia, alla comunicazione dei convocati, posticipata (quando la squadra non è impegnata in viaggi lontano dalla capitale) alla mattinata del giorno della gara.
PJANIC FUORI PER PRECAUZIONE – Stavolta, però, i dubbi sullo schieramento sono ridotti al minimo. Quasi scontato che il ruolo di vice-Totti venga occupato da Miralem Pjanic. Anche per questo stamattina, il centrocampista bosniaco tornato mercoledì dal doppio impegno con la propria nazionale, è stato tenuto precauzionalmente a riposo dopo aver avvertito un lieve fastidio a livello lombare. Certo di rientrare in campo dal primo minuto è, anche, Stekelenburg, che con lo stop forzato di Lobont debutterà nella stracittadina proprio come il collega biancoceleste Marchetti. Con la difesa quasi fatta, con l’affiatatissima coppia Burdisso-Heinze al centro, Rosi e J. Angel ai lati, i dubbi sono a centrocampo: De Rossi sarà il cardine intorno a cui si giocheranno due maglie Perrotta, Simplicio e Pizarro, perfettamente recuperato dopo il fastidio di ieri al flessore. Scegliere però, per Luis, non sarà mai un problema. L’importante, è che resti un segreto.
“GRANDI IN 5 ANNI, MA PESANO I PECCATI DEL PASSATO” – Se il clima del derby soffia già forte su Roma, a Boston non è ancora stato avvertito. Thomas DiBenedetto scoprirà davvero il derby soltanto da domenica mattina, quando dagli States tornerà nella capitale per assistere alla sua prima stracittadina da presidente. Imitato, se gli impegni lo consentiranno, dal socio Pallotta. Ad anticiparne lo sbarco, un’intervista sul sito finanziario Bloomberg (per la verità registrata otto giorni fa a Londra) in cui Mr. Tom racconta le linee guida del suo progetto Roma. A partire dalla linea verde. “È più facile programmare il futuro con i giovani – spiega il presidente – anche se la chiave non è avere solo giocatori giovani ma giovani che possano farti vincere”.
Facile, a parole. Il problema, semmai, è la situazione economico-finanziaria del club: “I peccati del passato li stiamo pagando adesso”, ricorda DiBenedetto, con una (nuova) stoccata alla gestione Sensi. Guai che non me minano le certezze per il futuro: “Vedo la Roma tra cinque anni diventare una squadra di grande successo in campo, e di alto, alto profitto a livello di business”. Magari con un nuovo stadio, che potrebbe sorgere a Tor di Valle o Massimina: “Abbiamo individuato un paio di siti potenzialmente disponibili – conferma il presidente giallorosso – si potrebbe parlare di tre anni, ma più probabilmente ne serviranno cinque”. Ma il businessman di Boston non dimentica l’aspetto sportivo. E qualche dissapore con i media: “All’inizio la stampa italiana era tutta contro Luis Enrique e hanno provato anche a farmi dire qualcosa di contraddittorio sull’allenatore. Ma io lo sostengo al cento per cento. Credo in Luis e nell’idea di calcio che pratichiamo, molto veloce ed emozionante”. Oltre alla certezza che il gruppo venga prima di tutto, anche di un campione come Totti: “È importante che tutti si sentano parte della squadra, nessuno è più importante del gruppo. Nessuno vuole una squadra dove i giocatori scaricano le responsabilità su un solo elemento. Tutti devono dare il massimo delle proprie capacità”. Un avviso ai naviganti, anche in vista del derby.
Repubblica.it – Matteo Pinci