Lo strano ritorno di David Pizarro. Ieri mattina è atterrato a Fiumicino e poi, puntualissimo, si è presentato a Trigoria per l’allenamento. Un saluto ai compagni, nessun passaggio in infermeria, nessuna chiacchierata con Sabatini, due parole con Baldini e poi dritto in campo ad allenarsi con il gruppo. Raccontato così, sembrerebbe tutto normalissimo. Permesso finito, giocatore ritor- nato senza ritardi e di nuovo al posto di lavoro. La situazione, però, resta complicata: non tutti a Trigoria sapevano con certezza il giorno esatto del ritorno a Pizarro e tutti (diretto interessato compreso) non conoscono il suo futuro.
Al momento le ipotesi sono due: o resta alla Roma, per mancanza di alternative e quasi da separato in casa, o se ne va alla Juve, strada che con il passare dei giorni si è sempre più fatta in salita. Soluzioni di riserva, a meno di nuove proposte (quelle precedenti Pizarro le ha già rifiutate) delle «amiche» Palermo e Samp, non ce ne sono. Sabatini e il procuratore Bozzo, che hanno già un appuntamento per mettere nero su bianco al rinnovo di Greco, potrebbero parlarne entro la settimana a Milano. Pizarro, intanto, continuerà ad allenarsi a Trigoria. E magari, senza essere uno dei «colpevoli», ad ascoltare i rimproveri di Luis Enrique. Come il discorsetto di una mezz’oretta che il tecnico asturiano ha fatto alla squadra (assente Borini, a Frascati per lo stage dell’Under 21) prima dell’allenamento di ieri. Due i tasti più toccati dal tecnico: «Il primo tempo di Catania non mi è piaciuto affatto», e la richiesta di «maggiore concentrazione». Niente campo per Cassetti, sempre alla prese con il tendine, e per De Rossi. Il campo pesante di Catania non ha fatto bene all’adduttore: meglio gestire la situazione, visto il precedente (e anche lo spauracchio) della pubalgia. Il Cesena, insomma, è da considerarsi a rischio.
Il Tempo – Matteo De Santis