Il Messaggero (G. Lengua) – Se Niccolò Pisilli avesse dubitato di sé lasciando Roma appena arrivato Manu Koné, non avrebbe coronato il suo sogno. Eppure le tentazioni per farlo vacillare c’erano, perché era richiesto da diversi club europei. Ma guardare la luna e non il dito è stata la strategia vincente, che lo ha spinto a non percorrere il sentiero più agevole. Ha convinto in allenamento quando De Rossi guidava la Roma e poi ha fatto lo stesso con Juric.
Pisilli quel sogno lo ha coronato ieri contro il Venezia, realizzando il gol partita che ha scacciato crisi e proteste. Esultando alla Tardelli, correndo verso la panchina con le braccia alzate, i pugni stretti.

Dopo la finale scudetto persa contro il Sassuolo, lui si era presentato davanti le telecamere piangendo e singhiozzando, faticava a raccontare il dolore che provava ma suoi occhi pieni di lacrime valevano più di mille parole. Nicolò è questo, ha i colori della Roma dentro di sé, nato e cresciuto nel quartiere di Casal Palocco. A Trigoria è partito dai pulcini, è stato lanciato in Primavera da Alberto De Rossi strappandolo all’under 18, dopo che l’anno prima aveva vinto uno scudetto con l’Under 17.