Corriere dello Sport (R. Maida) – Il bagno di emozioni è stato intenso, ma non abbastanza da travolgere e sconvolgere la mente di un giovane uomo che ha già capito come stare al mondo. In questo mondo, soprattutto, in cui gli elogi si moltiplicano alla stessa velocità delle critiche. Il 31 agosto, cioè sei settimane fa, Niccolo Pisilli stava riempiendo un trolley di speranze che lo avrebbe accompagnato in Austria, al Lask Linz, dove un direttore sportivo inesperto lo aveva indirizzato per consentirgi un processo di maturazione più graduale. Poche ore dopo, grazie al blocco imposto da De Rossi, era titolare della Roma.
A pochi è sfuggita la coincidenza: 26 anni dopo, Pisili ha rappresentato per la prima volta la patria nello stesso giorno in cui aveva cominciato Francesco Totti. Dieci ottobre. Non lo dimenticherà mai, auspicando che non se ne dimentichi nemmeno il calcio. Senza cercare assurdi paragoni, che avrebbero poco senso anche considerando la differenza di ruoli, Niccolò ha già stabilito un piccolo record: è il più giovane prodotto del vivaio della Roma a giocare in azzurro.
Pisilli ha già lasciato intendere di voler diventare un simbolo di romanità e romanismo, nonostante il richiamo di dirigenti di alto livello che parteciperebbero a un’asta frizzante pur di acquistarlo. Ma se a Trigoria non sbagliano mosse semplici, il legame sarà duraturo. Il contratto attuale, da 70.000 euro netti e non 90.000 come trapelato in un primo momento, è quello base per i Primavera che debuttano in Serie A. È un adeguamento tecnico che viene concesso a tutti. Ma Pisilli non è “tutti”, è un valore speciale per la società che infatti è pronta a riconoscergli un robusto aumento.
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