Gianluca Petrachi, ex ds della Roma e al centro di una battaglia legale con il club, è tornato a parlare del mondo giallorosso a Radio Sportiva. Queste le sue parole:
Sulla Roma…
Le vittorie aiutano, si crea autostima e fiducia, chiusa la pratica dell’Europa si concentrerà sul campionato che sta diventando entusiasmante, è giusto e doveroso gestire le energie.
Come vive le partite dei giallorossi?
Lo dico col sorriso, si fa un po’ fatica. E’ stata una separazione difficile, forte, inaspettata, vedere la propria squadra con 8-9 undicesimi che hai portato compreso l’allenatore è evidente che senti qualcosa ed è difficile distaccarsene soprattutto quando si è fermi e non si è ancora cominciato una nuova avventura. Faccio il tifo per la Roma a voce alta, ci sono tanti ragazzi eccezionali lo hanno dimostrato in un momento difficile con un passaggio di proprietà in corso e con una figura come quella del direttore che sparisce all’improvviso… ci sono dinamiche non semplici in uno spogliatoio. Anche quelli della vecchia guardia, sono tutti ragazzi che hanno uno spirito di professionalità eccezionale, e in tutto questo il mister è stato bravo ad è riuscito a unire a sé questi ragazzi nelle difficoltà.
Su Pedro…
Quando ne parlavo col mister molti pensavano fosse a fine corsa perché non giocava sempre nel Chelsea, ma quando ne parlai con Zappacosta che era stato in squadra con lui a Londra mi diceva di un ragazzo integro che andava a 1000 negli allenamenti ed era un esempio per i più giovani: i calciatori difficilmente mentono perché non hanno interessi, decidemmo di puntare su di lui perché nel modulo di Fonseca poteva giocare in tutti e tre i ruoli dell’attacco. Vorrei ricordare anche Mkhitaryan preso a 0, lo stesso Smalling, giocatori dati in declino e che invece hanno dimostrato personalità e professionalità. Michy si è fatto 45 giorni in acqua per recuperare un infortunio molto rognoso, lavorava dalla mattina alla sera quasi si sentisse in colpa: un ragazzo top, un vero leader, silenzioso ma leader.
Sul suo futuro…
Dopo 16 anni mi sono fermato, forse mi ha fatto anche bene, ho voglia ed entusiasmo, è giusto che si volti pagina. Ho cercato con la nuova proprietà della Roma di far capire che avrei proseguito volentieri un lavoro che avevo cominciato ma oggi non è possibile e devo pensare di ripartire. C’è stato qualche contatto, sicuramente non vivo del cercare società blasonate, cerco un progetto dove fare calcio, la cosa che conosco di più e che per me è una religione: chi mi prenderà troverà uno che si dedica notte e giorno a quello che fa.