Il Tempo (F. Biafora) – A poco più di 9 mesi dai primi evidenti segnali di rottura del rapporto tra le parti, Petrachi si è preso la sua personale rivincita. Alle 15 di ieri è andata in scena l’udienza conclusiva sul ricorso presentato ad agosto per dimostrare l’illegittimità del licenziamento per giusta causa. Il giudice Mormile della Sezione Lavoro del Tribunale di Roma ha dato ragione al dirigente salentino, a cui la società di Trigoria sarà costretta a pagare tutti gli stipendi di contratto residui al momento della separazione e un risarcimento dei danni patiti sull’immagine pari a 100mila euro, oltre al pagamento delle spese legali. Il totale che la Roma dovrà corrispondere all’ex direttore sportivo – la sentenza è esecutiva e quindi il club dovrà pagare immediatamente, anche se ha già deciso di fare appello – ammonta a circa 5 milioni di euro.
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Petrachi veniva accusato di aver rilasciato numerose dichiarazioni critiche pubbliche nei confronti della società e inoltre a Trigoria non erano stati apprezzati i suoi comportamenti durante il periodo di lockdown, con qualcuno che all’interno della dirigenza italiana lo considerava “irreperibile”.
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Nella seconda settimana di giugno la situazione, già ampiamente critica e irrecuperabile, esplode del tutto per un’anticipazione di un’intervista fatta da Pallotta, in cui l’ex presidente non lo aveva citato in un discorso relativo al rapporto tra l’allenatore Fonseca e la dirigenza. La sera dell’11 giugno Petrachi decise di mandare il seguente sms all’allora proprietario statunitense: “Buonasera Presidente, mi dispiace constatare che lei è un piccolo uomo… Ho sperato tanto di poterla rappresentare qui a Roma per poterle far fare bella figura e non farle rubare i soldi che hanno fatto in tanti. Evidentemente non mi sono fatto capire ed apprezzare abbastanza. Ora le conviene mandarmi via perché dopo quello che ha voluto fare in maniera vile non potrò più esserle d’aiuto“.