Diego Perotti è stato intervistato da Espn Redes. Il calciatore argentino ha parlato di infortuni, del calcio italiano e di alcuni gol con un significato importante, come quello nel giorno dell’addio di Totti, che ha regalato alla Roma anche l’accesso alla Champions League. Queste le sue parole:
Qual è il tuo rapporto con gli infortuni?
Ho un rapporto molto negativo con gli infortuni. So che sono parte del nostro lavoro e che non si possono evitare, però in qualche caso sono più frequenti rispetto ad altri. Ho compagni che credo non sappiano neanche cosa sia una lesione muscolare. C’è chi soffre con le ginocchia o le caviglie. Per me è più un discorso muscolare. Non sono lesioni gravi, in un mese circa si recupera. Ma quando te ne arriva una dietro l’altra, alla fine ti stanca. Con gli anni che passano diventano sempre più fastidiosi. Ti passa anche la voglia di fare riabilitazione, di andare a fare trattamenti in una clinica, di andare in palestra, di vedere i tuoi compagni giocare sapendo che magari a te mancano quindici giorni per tornare ad allenarti. Sto molto attento, sicuramente c’è qualcosa che posso migliorare, ma il mio stile di vita non giustifica tutti gli infortuni. Però va bene così, mi è toccato questo. Negli anni che mi restano devo solo sperare che mi capiti il meno possibile, tentare di prevenirli al massimo e godermi ogni partita.
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Hai segnato due gol decisivi per la qualificazione in Champions con il Siviglia e con la Roma. Come li hai vissuti? Hai pensato alla coincidenza di queste due reti?
Sì ci ho pensato e ne ho parlato con gli amici e i miei familiari. Un’altra coincidenza è che Monchi era presente in entrambe le occasioni. Il primo al Siviglia fu il mio primo gol in Liga. Uno dei pochi gol di testa che ho segnato in carriera. Quello segnato in occasione dell’addio di Totti poi è stato indimenticabile per tutto quello che ha significato. La partita con il Siviglia era sicuramente importante. In quella con la Roma l’avversario a distanza era il Napoli che stava vincendo e se non avessimo segnato non saremmo arrivati in Champions. E poi c’era stato l’addio di Di Francesco, una situazione già triste e perdere anche la Champions sarebbe stato ancora peggio. E’ stato un gol che mi sono goduto.
Il calcio italiano è più complicato degli altri?
Il calcio italiano è molto complicato perché è parecchio tattico. Poi i campi sono un disastro. Vai a giocare col Milan e con l’Inter e sembra il campo del Deportivo Moròn. Non so se si tratta di una questione climatica o altro. In Spagna andavo a giocare con l’Almeria che era ultima e il campo era perfetto. I difensori poi sono molto bravi, tengono sempre la marcatura alta. L’altra volta ho guardato Siviglia-Betis, c’era un sacco di spazio per girarsi, per controllare e attaccare. Sono diversi. La Juventus va molto bene perché ha uno stile simile all’Atletico Madrid, ma non è invincibile.
"El fútbol italiano es muy complicado", el jugador de la #Roma marcó a la #SerieAxESPN como la competencia más difícil de #Europa. #ESPNRedes @LeandroLeunis pic.twitter.com/yhEqzjNiWF
— ESPN Redes (@ESPNRedes) July 1, 2020