Libero (D.Dell’Orco) – Ha perso il pelo Luciano Spalletti. Il vizio però, è ancora tutto intatto. Nonostante in questa sua seconda avventura alla Roma abbia messo in soffitta il suo 4-2-3-1 (per privilegiare un 4-3-3 con «falso nueve») come nel 2005-06, anno della sua prima stagione in giallorossa, ha messo a segno un filotto notevole di vittorie consecutive. Allora furono 11, record ancora imbattuto nella Capitale. Stavolta il conteggio è arrivato a 7, come non acca- deva dall’aprile 2014. E ora la Roma è così lanciata da tornare a sognare lo scudetto.
La rivoluzione copernicana operata da Spalletti ha fruttato ben 22 gol in queste 7 partite, con una media di 3,1 reti a gara. Un dato che vale il miglior attacco della Serie A (59 reti) ma che è persino riduttivo rispetto ai numeri che mostrano l’attitudine del gruppo: 18 gol segnati nella prima mezz’ora, e altrettanti calciatori diversi andati in gol nel corso della stagione (altro primato tra le 20 di A). Segno di una cooperativa del gol che riesce a valorizzare tutti i giocatori impiegati dalla metà campo in su. Impossibile non citare i 9 gol e 9 assist di Pjanic e le 11 segnature di Salah (5 gol e 3 assist nelle ultime 4 partite in campionato). Ma a colpire di più sono i rendimenti dei due innesti di gennaio: Perotti ha spedito Dzeko in panchina e ha prodotto già 3 assist e 2 gol con la Roma; El Shaarawy ha segnato già 5 gol (e 2 assist) in 6 partite, uno ogni 93’, e sta galoppando verso il riscatto dal Milan (13 milioni).
Con queste cifre i giallorossi stanno scalando la classifica a grandi falcate. Dopo il pareggio con il Milan della 19a giornata, la Roma si ritrovava al quinto posto, a -7 dal Napoli campione d’inverno, – 5 dalla coppia Inter-Juve e – 4 dalla Fiorentina. Dopo nove giornate ha recuperato 7 punti alla Fiorentina e 10 all’Inter, arrivando a ridosso del secondo posto. Questi risultati hanno per ora spazzato via gli attriti tra Spalletti e la tifoseria dopo l’esplosione del caso-Totti. Qualche timido applauso ha accolto il tecnico venerdì al momento della lettura delle formazioni, mentre un’ovazione plebiscitaria ha accolto l’ingresso in campo del Capitano a 15’ dalla fine. A proposito di numeri, però, quelli della stagione di Totti parlano da soli: un anno fa a questo punto della stagione aveva giocato 24 partite, di cui 17 in campionato, 5 in Champions e 2 in Coppa Italia, per un totale di 1590’ giocati e 6 gol. Quest’anno i minuti sono 227’ (1 gol), 4 in Champions, e nessuna partita giocata per intero.
Un caso che però al mo- mento non cambia gli equilibri di Trigoria e martedì al Bernabeu l’impresa di ribaltare il 2-0 subito all’Olimpico non sembra così impossibile. Dopo la batosta incassata una settimana fa a domicilio dall’Atletico, con conseguente sfogo di Ronaldo contro i compagni (Kovacic, addirittura, lo ha chiamato Kovacevic), il Real ha reagito, rifilando 3 gol mercoledì al Levante e ben 7 al Celta ieri. Il poker di Ronaldo in 20’ non rende comunque me- no delicata la sfida con la Roma, in cui i blancos hanno tutto da perdere. Senza Benzema, ma con un Bale ritrovato (in gol anche lui), gli spagnoli non possono sbagliare, visto che il distacco dal Barca in Liga è siderale (-9 con una gara in più) e un’eliminazione dalla Champions porterebbe la piazza a invocare elezioni anticipate a giugno per mandare a casa Florentino Perez.