La Stampa (P.Brusorio) – Totti, sempre e fortissimamente Totti. Oggi sarà il giorno della celebrazioni, il Giubileo eccezionale. Totti al Quirinale, Totti in Vaticano, Totti a Palazzo Venezia. Ovunque, ma con Roma ai suoi piedi. In odore di santità, il capitano della Roma con i due gol lampo contro il Toro ha saltato tutta la fase della beatificazione e ha immediatamente trovato un posto nel calendario. Oggi è il Natale di Roma, 21 aprile giorno della sua fondazione, e allora la cronaca si è divertita un po’ a giocare con la storia. Francesco Totti di Roma è l’ultimo re, posto di ricordarsi gli altri. E allora viva Totti, non il tottismo, ma a questo punto si pone un altro problema: dove lo mettiamo Luciano Spalletti? All’inferno come vorrebbero i discepoli del capitano o sull’altare visto che a gestirlo con il contagocce forse si ottengono risultati altrimenti vanificati dall’usura fisica, dai muscoli intossicati, dalla lucidità che diventa oscurità dopo novanta minuti. Non far giocare Totti titolare non lede la maestà, ma la preserva. La eterna e non c’è miglior città di Roma per provarci e poi riuscirci. Totti è un patrimonio del calcio italiano e della Roma, Spalletti non lo sta sfregiando ma conservando perché si possa vedere ancora per chissà quanti anni.