La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Ci sono storie che si possono scrivere una volta sola. In un attimo o in una partita. Una di queste è quella di Lorenzo Pellegrini, che da capitano proverà a portare la Roma in porto. “Cerchiamo di arrivarci con il vessillo” disse una volta Di Bartolomei, parlando dello scudetto del 1983. Nella storia dei capitani romani e romanisti, Pellegrini non può ancora vantarsi di aver vinto uno scudetto, come successo prima ad Agostino e poi a Totti. Ma stasera può riuscire dove non sono riusciti loro due e neanche altri due totem come Giannini e De Rossi. E cioè, alzare un trofeo internazionale.
“Vivere la finale da capitano romano e romanista è una responsabilità in più, ma se vuoi vincere è anche normale prendersi delle responsabilità. Sarei contentissimi di alzare il trofeo, è la partita più importante della mia carriera” dice Pellegrini. “E’ sbagliato legare tutto a me, la squadra non la fa mai un giocatore. Io ai mei compagni posso solo dire grazie, è stato un anno bellissimo, abbiamo sofferto e gioito insieme. In questo siamo migliorati, è una sensazione che non vivevo da tempo“.