La Gazzetta dello Sport (D. Stoppini) – Vedi com’è, l’autunno di Lorenzo Pellegrini. Che nel giorno in cui il calendario dà una carezza ai tifosi della Roma – l’esordio in azzurro dell’ultimo gioiello, Niccolò Pisilli, nello stesso 10 ottobre in cui debuttò un certo Francesco Totti, anno 1998 –, il capitano giallorosso di oggi e il 10 dell’Italia vive una serata al contrario. Eccolo prendersi i fischi a casa propria, ancora una volta: un cartellino rosso, una vita alla rovescia, Olimpico amato e maledetto, il con la notte. È come se Pellegrini non riuscisse a stare dietro all’amore, a pensarci bene. Come se sentisse un peso sulle spalle che a volte lo affonda. E non dovrebbe. Eppure accade.
Accade che tutti gli allenatori per lui stravedono e un motivo evidentemente c’è. Tutti. Mourinho, neppure a dirlo. De Rossi, idem. Anche oggi Juric, pur dentro una bufera che la metà basterebbe. E Spalletti, verrebbe da dire soprattutto Spalletti. Che a lui ha affidato un ruolo chiave nel momento più delicato di tutta la sua gestione in Nazionale, titolare a Parigi nella prima partita post Europeo e titolare pure due sere fa. E intorno a lui il c.t. ha alzato un muro, con parole dolci e dure, dure e dolci. E la durezza non era certo per il centrocampista: “Ma chi è che critica Lorenzo? Chiediamoci chi è che lo critica… Io conosco bene l’ambiente di Roma: lì è difficile essere al di sotto del tentativo di fare il massimo. Ma Lorenzo sa fare diverse cose e le fa bene”. Eppure Pellegrini va giù, che quasi non ti spieghi il motivo. Non bastano le carezze, non basta l’amore. leri, dopo l’espulsione rimediata contro il Belgio, ha lasciato il ritiro della Nazionale – la gara con Israele di lunedì non lo riguarda più, causa squalifica – e si è allenato già con la Roma.
Spalletti lo ha difeso, anche dopo la serataccia, rimarcando l’errore iniziale di Bastoni nella lettura della situazione di gioco. Nulla cambia, nella stima di Luciano. Perché Pellegrini sa ricoprire perfettamente quella posizione di trequarti, un po’ mezzala un po’ trequartista e un po’ seconda punta. E nei primi 40 minuti con il Belgio s’era visto bene. Tra un mese, ancora contro i Diavoli Rossi e poi con la Francia, toccherà nuovamente a Lorenzo. il Nessuno tocca Pellegrini, tra gli addetti ai lavori. Ma poi ci sono i fischi, una colonna sonora che una parte dell’Olimpico romanista gli riserva ormai a prescindere. Mica è facile andare oltre. Mica è facile gestire una situazione delicata su tutti i fronti.
Con la Roma ha un contratto da sei milioni di euro complessivi, bonus compresi, in scadenza nel 2026. Vuol dire che o si arriva un accordo entro la prossima estate, o la cessione diventerà un’ipotesi molto concreta. E oggi, tanto per intendersi, il rinnovo non è nell’aria. Nell’aria c’è altro. Salvate Lorenzo, allora. Si salvi anche da solo, appoggiandosi a quel che pensano di lui gli allenatori. Pensano e fanno, mettendolo sempre al centro del progetto. L’autunno, prima o poi, finirà.