La Gazzetta dello Sport (A. Pugliese) – C’è stato un momento in cui in Europa c’erano due centrocampisti capaci di essere così decisivi da entrare in quasi tutte le azioni da gol della propria squadra. Uno era Bruno Fernandes, che dalle nostra parti lo conosciamo bene non solo per le magie che con il Manchester United. E l’altro era proprio Lorenzo Pellegrini, l’attuale capitano della Roma, che alla fine della stagione 2021/22 fu l’unico calciatore italiano ad essere inserito nella classifica “Men’s Player of the Year Uefa”.
Lollo (come è chiamato affettuosamente a Trigoria) arrivò 13°, una soddisfazione arrivata subito dopo aver alzato da capitano la Conference League. Ecco, quel Pellegrini lì era un giocatore stratosferico. Quello attuale, invece, dopo un periodo di appannamento ci si sta riavvicinando. Lentamente, a suon di gol e assist vincenti…
Chi oggi sostiene – anche con un pizzico di malizia – che Pellegrini abbia ripreso a giocare solo dopo l’addio di José Mourinho è fuori strada. È evidente come il rapporto tra i due non fosse più quello idilliaco dei primi tempi (“Se avessi tre Pellegrini li farei giocare tutti e tre“, disse Mou), questo è vero. Ma il capitano della Roma era stato protagonista anche nell’ultima appendice mourinhana. Segnando contro il Napoli un gol decisivo. Risultando il migliore tra i giallorossi nella sconfitta di San Siro, contro il Milan, nell’ultimo giro di Mou.
Molto più semplicemente ci sono tre motivi basilari perché il motore di Pellegrini adesso gira in modo molto più fluido: 1) Lorenzo ha una condizione fisico-atletica migliore; 2) probabilmente si è gettato definitivamente alle spalle tante brutte voci familiari (e l’esultanza con il cuore di giovedì ne è un segnale evidente…) che lo hanno condizionato mentalmente; 3) con il sistema di gioco di De Rossi si trova molto più a suo agio, è più dentro le trame e non è vincolato a compiti tattici particolari a livello difensivo che ne limitavano la fantasia.
Con de Rossi, del resto, Pellegrini in sette partite ha piazzato già 4 gol e tre assist. Tra i centrocampisti, nei 5 maggiori campionati europei solo lui e David Pereira Da Costa (Lens) sono andati a segno in 4 partite diverse. E solo Benjamin Bourigeaud (Rennes) e Ruben Loftus-Cheek (Milan) hanno segnato di più, con 5 reti a testa.