Pecchia: «Vi racconto il mio Madrid. Per batterli Spalletti punti sulla velocità»

pecchia benitez real

La Gazzetta dello Sport (F.M.Ricci) – Rimpianti galattici. E un master in Esperienza che gli sarà molto utile ora che vuole riprendere a camminare con le sue gambe. Questo il bagaglio che Fabio Pecchia si è portato via da Valdebebas, 6 mesi al Real Madrid con Rafa Benitez. «Ci hanno mandato via sul più bello. Quando non avevamo infortunati e ci aspettavano 6 partite abbordabili, 4 in casa, e impegni solo nel fine settimana. Tempo e condizioni per lavorare e crescere bene».

Si dice che i rapporti tra Rafa e molti mammasantissima della squadra fossero pessimi… 
«Non è vero. C’erano attriti comuni a qualsiasi spogliatoio, niente di straordinario».

Uno spogliatoio che si sentiva orfano di Ancelotti. 
«Senz’altro. I giocatori non hanno gradito il licenziamento di un tecnico col quale avevano vinto e trovato grande affinità, e siamo partiti di rincorsa».

E Florentino Perez? 
«Presidente molto presente».

Ancelotti ha fatto notare che al Madrid cambiano i tecnici ma il presidente è sempre lo stesso…
«Niente di strano, è così ovunque. Se le cose vanno male paga il tecnico, non il proprietario o il presidente».

Anche i giocatori sono sempre gli stessi. Voi avete provato a cambiare e non vi è stato permesso… 
«Noi siamo stati costretti a cambiare, per infortuni e impegni ravvicinati. La squadra che avevamo in mente l’abbiamo potuta schierare raramente».

Le prime 6 gare di Rafa: 5 vittorie, 1 pari, +17 differenza reti. Con Zidane stessi risultati e +18… 
«Un bel dato».

La Roma ha qualche chance? 
«Sfida aperta, anche se c’è un favorito chiaro ed è il Real Madrid. La Roma è in crescita ma non so se un mese è stato sufficiente a Spalletti per far passare la propria idea di fronte a un ostacolo così alto. Luciano deve ridare un’identità alla squadra, e i tempi sono stretti».

Come si batte il Madrid? 
«Con la velocità di Salah, Perotti ed El Shaarawy per esempio. La forza di Dzeko e la classe di Pjanic. E con l’attenzione in difesa. In questo momento per la Roma sono più importanti i singoli del collettivo perché l’allenatore è arrivato da poco. Bisogna togliere la palla al Madrid, e fare attenzione a quando la si perde. Il Real è abituato a giocare certe partite, è animale molto europeo, mentre la Roma avrà sicuramente nella testa le sconfitte col Barça e col Bayern di un anno fa. Risultati che possono pesare psicologicamente, ma Spalletti è la persona giusta per lavorare sulla testa dei giocatori. Io l’ho avuto alla Samp e ho il ricordo di un allenatore davvero preparato».

E Villarreal-Napoli? 
«Molto più aperta. Dipenderà dalla capacità di ripresa psicologica del Napoli dopo Torino. I segnali sono positivi: il Napoli vive in simbiosi con la città e il fatto che ci fosse tanta gente ad attendere la squadra sabato notte fa ben sperare. Il Napoli a livello di singoli è superiore, però dovrà fare attenzione perché il Villarreal gioca con grande intensità, ha un ottimo collettivo, un tecnico che lavora molto bene, discreta esperienza europea e zero pressioni».

Il Napoli è molto migliorato rispetto a un anno fa…
«Perché Sarri ha lavorato benissimo. Però partiva da una buona base, questa è una squadra che aveva vinto 2 titoli e si era abituata a competere in un certo modo. E gli innesti di Reina e Allan sono importanti».

Higuain sembra trasformato…
«Ha imparato a prendersi responsabilità. Come il Napoli ha completato il processo di crescita iniziato con noi».

Rimpianti azzurri? 
«Sicuramente abbiamo commesso degli errori. Nell’ultimo mese abbiamo perso tutto, l’Europa col Dnipro, la semifinale di Coppa Italia, il terzo posto. Siamo scivolati su una grossa buccia di banana».

Cosa sta facendo? 
«Aggiornamento professionale: in attesa che i figli finiscano l’anno scolastico qui a Madrid vado a documentarmi in giro per città e provincia: Atletico, Getafe, Rayo Vallecano, Leganes, Alcorcon. Con Rafa ho imparato e gli devo tantissimo: ora sono sul mercato, e spero di trovare una panchina».

Zidane? 
«Il calciatore più elegante che abbia mai visto. Come allenatore ha appena cominciato».

Quando era in A, Zizou ha sfidato 3 volte Spalletti, a Venezia e all’Empoli. Tre vittorie, due sofferte, una polemica enorme…
«La ricordo bene: Empoli-Juve 0-1, gol di Pecchia. Io e Conte eravamo entrati per Zidane e Deschamps, e i francesi non è che fossero contenti. Segnai il mio unico gol con la Juve, ero felicissimo ma di me non si parlò mai: il gol non dato a Bianconi si prese la vetrina. Era la settimana che precedeva Juve-Inter, e le polemiche mi tolsero il quarto d’ora di popolarità. E non chieda se la palla entrò…».

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