La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Ha vissuto dentro un thriller, facile capire perché la prima cosa che Antonio Rüdiger ha deciso di scrivere al mondo intero è stata un «torno a Roma, non vedo l’ora». Mettetevi dentro quel frullatore di paura che sono stati i suoi giorni franco-tedeschi, tra bombe annunciate, bombe vere, partite giocate e altre rinviate. Non era così che Rüdiger immaginava il ritorno con la Germania, per la quale non veniva convocato da sei mesi.
CHE SETTIMANA – Da Parigi ad Hannover, Rüdiger tornerà oggi a Trigoria. Ma con la Roma non ha mai staccato la comunicazione. Neppure martedì sera, alle 19.15, quando a 5 km dallo stadio di Hannover il pullman con la Germania a bordo è stata fermato e deviato. Direzione «un luogo segreto e sicuro», si era detto, niente altro che una stazione di polizia lontana dal centro. Ma già alle 21 i giocatori erano liberi di tornare a casa: Rüdiger si è imbarcato con un volo per Monaco con i colleghi del Bayern, lì ha trascorso la notte tra martedì e mercoledì (ieri aveva impegni di sponsor). Nessuna sensazione di pericolo reale. Ma la testa è tornata in fretta a venerdì scorso. Alle ore in cui la paura c’è stata davvero. Prima l’albergo evacuato in mattinata, poi il caos di Saint-Denis e la notte trascorsa a dormire – poco – allo stadio, il posto più sicuro dove passare le ore post attentati. Lo shock è stato forte. Forse è per questo che il c.t. Löw ha deciso di lasciare liberi i giocatori dopo la partita di Parigi: «Ci vediamo lunedì ad Hannover». Per una partita mai giocata. «Diventa difficile pensare al calcio», sussurra Lucas Digne, un altro che la paura l’ha avvertita forte. Rüdiger sarà d’accordo.