La Repubblica (G.Vitale – L.D’Albergo) – Finisce a pesci in faccia la querelle sullo stadio della Roma tra la sindaca Virginia Raggi e il governatore Nicola Zingaretti. Era convinta, l’inquilina del Campidoglio, che bastasse spedire una letterina al presidente del Lazio per ottenere la proroga della conferenza del servizi da mesi impegnata sul progetto Pallotta-Parnasi. Poche righe in cui la prima cittadina comunicava all’esponente del Pd di essere d’accordo sulla sospensione chiesta dalla società costruttrice, così da poter «procedere alla verifica/ridefinizione dell’interesse pubblico», senza però dover riavviare l’intero iter burocratico. Per giunta anticipando che l’amministrazione comunale avrebbe espresso parere positivo. «Precisando altresì di considerare non definitiva» la bocciatura del progetto arrivata i primi di febbraio dal dipartimento Urbanistica, allora guidato dall’assessore Paolo Berdini. E invece, alla prova dei fatti in conferenza dei servizi, il rappresentante del Campidoglio non solo ha negato il via libera alla sospensione, ma ha pure confermato «il parere non favorevole già espresso», quello di Berdini per intenderci, sconfessando in toto le tesi della sindaca. Risultato? La proroga non è stata concessa, ma il tavolo tecnico è stato comunque tenuto artificialmente in vita grazie a un escamotage della Regione.
Che ha rinviato di un mese la chiusura dei lavori, sollecitando tutti gli enti a chiarire le proprie posizioni entro il 30 marzo, così da poter addivenire a una decisione definitiva non più tardi del 5 aprile. Come a dire: non basta una semplice stretta di mano tra il dg giallorosso Baldissoni e la sindaca Raggi, per valutare il nuovo progetto — frutto di quell’intesa notturna — bisogna che il taglio delle cubature e delle opere di pubblica utilità sia messo nero su bianco, tradotto in studi di fattibilità e planimetrie. Una trovata per evitare che i pareri non favorevoli resi, oltre che dal Comune, anche dalla Regione (per incompatibilità ambientale) e dalla Città Metropolitana, seppellissero già ieri la conferenza dei servizi. Procrastinando sine die la realizzazione del sogno romanista. Il vero spettacolo, però, è iniziato solo in serata, dopo la conclusione dell’incontro in Regione. Il primo a richiamare all’ordine il Campidoglio è stato l’assessore all’Urbanistica della Regione Michele Civita: «Il Comune dovrà definire entro il 30 marzo il procedimento di verifica e ridefinizione del progetto per la dichiarazione dell’interesse pubblico. Per quella data ci auspichiamo di avere una parola chiara su questa procedura». Scintille, quindi, tra la sindaca Raggi e il governatore Zingaretti, in un reciproco scambio di accuse.
Primo colpo firmato dal presidente della Regione, pronto a sottolineare il cortocircuito pentastellato, la discrasia tra le promesse della lettera firmata dalla prima cittadina e le posizioni prese dal suo portavoce al tavolo tecnico: «Gli uffici non hanno potuto che prendere atto dell’orientamento esplicitato in conferenza dei servizi dal rappresentante unico di Roma Capitale. Non ha fatto propria la richiesta di sospensiva e confermato invece come definitivo il parere negativo sullo stadio. Un orientamento in pieno contrasto con la comunicazione ricevuta ieri da parte del Sindaco di Roma». Incassata la bordata, l’inquilina di Palazzo Senatorio ha subito cercato di respingere le accuse per poi tentare la ripartenza in contropiede: «Risulta che siano stati gli uffici della Regione a non voler concedere la sospensione diversamente da quanto assicuratoci nei giorni precedenti. Si cerca di nuovo di fermare il cambiamento e creare confusione con vecchi trucchi, privando così la città ed i cittadini di una opportunità di crescita e sviluppo eco-sostenibile». A chiudere la contesa, con un’ultima piccatissima replica a Virginia Raggi, ancora una volta la Regione: «Il verbale della conferenza è online. Siamo inoltre disponibili a fornire al sindaco Raggi la registrazione dell’intero vertice dove potrà verificare l’effettivo andamento dell’incontro». La tensione è alle stelle.