Corriere della Sera (G. Toti / C.Macrì) – C’è un pentito che sta fornendo alla giustizia sportiva particolari dettagliati sulle frodi sportive nel mondo del calcio. Le sue dichiarazioni sono state trasmesse ai magistrati di Catanzaro che indagano sul nuovo filone delle scommesse che ha coinvolto società dilettantistiche e di Lega Pro. Dalle telefonate intercettate nell’attività d’indagine, emergono particolari interessanti che coinvolgono altri 8 club, che vanno ad aggiungersi ai 33 già indagati nell’inchiesta «Dirty Soccer». Le società su cui si stanno facendo gli approfondimenti sono Reggina, Messina, Ascoli, Torres, Monopoli e Renate in Lega Pro; Nuorese e Viterbese in serie D. Le gare considerate «sospette» sarebbero Salernitana-Messina (i campani sono nel mirino anche per la gara contro il Barletta), Reggina-Benevento, Renate-Torres, Ascoli-Santarcangelo e Viterbese-Nuorese.
L’inchiesta intanto va avanti e arrivano le prime ammissioni di colpa. L’ex presidente del Brindisi Calcio (serie D) Antonio Flora e l’attuale presidente Vito Morisco hanno infatti ammesso di avere «combinato», per 12 mila euro, le partite Brindisi-San Severo e Pomigliano-Brindisi (finita 0-4). Per i due dirigenti e per Giorgio Flora, figlio di Antonio, arrestati due giorni fa assieme a 50 persone, il gip Francesco Agnino del tribunale di Bari non ha confermato il fermo ma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. «Antonio Flora — scrive il giudice — ha dichiarato di aver chiesto a Daleno (consulente di mercato del Brindisi, ndr) di attivarsi per far vincere la propria squadra». Il figlio Giorgio ha negato le contestazioni. Sempre ieri altri 5 persone fermate martedì scorso sono stati interrogati dal tribunale di Rimini: davanti al gip Vinicio Cantarini sono sfilati Fabio Di Lauro, Mauro Ulizio, Massimo Cenni, Erikson Aruci e Ala Timosenco. Nelle carte dell’inchiesta trova posto anche un episodio di corruzione di un funzionario della Motorizzazione civile di Napoli. Mauro Ulizio, ex d.g. del Monza, avrebbe pagato 2.650 euro al funzionario per far ottenere la patente di guida al figlio Andrea.
Di questo nuovo terremoto giudiziario, ha parlato ieri Carlo Tavecchio, presidente della Figc. «Il calcio è una componente determinante nel sistema politico italiano, non lo si può sempre offendere per fatti che non ci competono. Abbiamo monitorato le scommesse. Siamo un popolo monotono anche nel delinquere: negli anni 80 le alfette entravano negli stadi, nel 90 altri scandali, nel 2006 Calciopoli». Commentando le parole del premier Matteo Renzi («Sono disgustato perché il calcio è anche un valore aggiunto per l’immagine di un Paese all’estero»), Tavecchio si è detto sereno perché «non mi sento affatto chiamato in causa». Anche il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha detto la sua: «La prima necessità è recuperare l’autorevolezza dei dirigenti del calcio».