La Repubblica (M. Juric) – La Roma ha il terzo monte ingaggi della Serie A, ma è sedicesima in classifica. Una partenza shock che rischia di compromettere il progetto di Dan e Ryan Friedkin: entrare nel calcio dei big per rendere la Roma un club sostenibile. Ma al terzo anno di Mourinho l’obiettivo non è neanche lontanamente vicino. A Trigoria si spendono oltre 157 milioni di euro lordi l’anno ma l’andamento del campionato rischia di far perdere una fetta importante dei 2,2 miliardi di euro in palio per i partecipanti alla Champions League.
Nel mezzo il silenzio di una dirigenza muta di fronte alle avversità, incapace di spiegare il cammino deficitario, e il rumore assordante dei tifosi che insorgono sui social e nelle chat, attoniti di fronte all’avvio in campionato e furiosi per l’atteggiamento dei calciatori. Spettatori di questo teatro dell’assurdo, come detto, i Friedkin. Soldi, soldi. Per vincere una Conference League, conquistare una finale di Europa League e darsi uno standing europeo di tutto rispetto. Ma le casse languono e i ricavi non aumentano, o meglio, soprattutto a causa della latitanza della Champions, non tengono ancora il passo di un’azienda che costa più di quanto incassa.
L’obiettivo posto dai Friedkin è quello. Senza se e senza ma. Perché la nuova competizione europea è il palcoscenico elitario che gli americani hanno fissato come obbligo fin dall’insediamento di Mourinho. La Roma ha bisogno dei soldi della prossima Champions League. Introiti a otto zeri che sono ossigeno per i disastrati bilanci del club giallorosso.