Parola di Tonetto: «Alisson è ok. Ma adesso serve un altro centrale»

La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – «Dieci anni fa prendemmo quattro schiaffi dal Borussia Dortmund in amichevole, ci spuntavano da tutte le parti. Però poi a fine stagione sfiorammo lo scudetto e vincemmo la Coppa Italia». Di fatto, visto che era il 2008, l’ultimo trofeo messo nella bacheca di Trigoria. Max Tonetto prova a tirare un po’ su il morale dei tifosi romanisti ricordando un precedente illustre, ma visto che a Roma, oltre a giocarci in passato, ha deciso di viverci, sa perfettamente come vanno le cose. E non si nasconde: «Sicuramente non si deve fare una tragedia il 14 agosto, ma certo la sconfitta di Vigo, la vittoria della Lazio in Supercoppa e le parole pesanti di Di Francesco in conferenza hanno creato un bel mix. È normale che i tifosi siano preoccupati».

Partiamo dalla fine allora, dalle parole dell’allenatore.
«Non sono state dette a caso. Quando noi perdemmo a Dortmund o anche l’anno dopo col Tottenham Spalletti si arrabbiò ma senza esagerare perché effettivamente in campo c’era una differenza fisica notevole. Se Di Francesco ha detto certe cose è perché si è accorto, evidentemente, che in campo non c’era una differenza fisica clamorosa. Io non mi preoccuperei tanto di Vigo, comunque, ma mi preoccuperei di Bergamo tra sette giorni».

Come ci arriva la Roma?
«Questa batosta complica i piani, ma magari può aiutare i giocatori a prendere consapevolezza. Certo, ti mette addosso una bella pressione, ma può essere salutare».

E tatticamente come ci arriva? Partiamo dal portiere.
«Prima cosa: non fare paragoni col passato. Alisson a me piace, bisognerà vedere come se la caverà con la responsabilità di essere il primo. Quest’estate mi ha convinto a tratti, ma penso sia bravo e non mi preoccupa».

E la difesa?
«Bisogna partire da un presupposto: Manolas è fondamentale perché è l’unico veloce. Senza di lui si fatica, Fazio in una difesa a 4 così alta soffre e anche gli altri. Serve uno rapido accanto a Kostas perché Di Francesco, pur essendo più equilibrato di Zeman, ama giocare con la linea alta e spesso rischia così. Quindi o sei perfetto a leggere le situazioni, e in 90’ è quasi impossibile non fare errori, oppure devi avere tante gambe per scappare indietro. Manolas le ha, gli altri meno. Poi sulle fasce, mentre Kolarov farà bene, Peres continua ad avere problemi. Lui non si sente terzino, ma ala alla Cafu».

Paragone complicato.
«Parlo solo di impostazione tattica. Cafu, col suo enorme talento, pensava ad attaccare perché dietro era coperto. Peres in attacco non fa quello che faceva Cafu e dietro è pure scoperto. E quella fascia soffre tanto».

Centrocampo e attacco?
«In mezzo hai quantità, qualità e tante opzioni diverse. Sento dire che Nainggolan soffre il ruolo, ma credo sia solo imballato. Magari sarà meno appariscente rispetto al passato, ma mi pare assurdo preoccuparsi del centrocampo, che tra un po’ avrà anche Florenzi. In attacco, detto che sarà utilissimo Defrel con la sua capacità di essere funzionale e dare equilibrio, mancano i gol di Salah. Da qualche parte li devi andare a prendere, altrimenti non compensi le sofferenze difensive con un gioco d’attacco adeguato».

Può essere Mahrez l’uomo giusto?
«Sì, ma andare in doppia cifra gol e assist come Momo lo scorso anno non sarà semplice per nessuno».

Secondo lei questo tipo di gioco piace o piacerà ai calciatori?
«Certo, perché no? Io certe cose non le capisco, anzi: la Roma mi sembra spesso in difficoltà proprio perché i giocatori seguono l’allenatore. Sono troppo impegnati a mettere in pratica le sue idee e devono prendere le misure. Possibilmente, però, in fretta».

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